La stagione delle trimestrali sta regalando grosse soddisfazioni a Wall Street, con i titoli del comparto tecnologico ad avere messo le ali, grazie a risultati superiori alle attese. Alphabet, società-madre di Google, ha maturato nel terzo trimestre un fatturato di 27,8 miliardi di dollari, in crescita su base annua del 24%. Imponenti anche gli utili per 7,8 miliardi, pari 9,57 dollari per azione. Ancora meglio è andata al colosso delle vendite online Amazon, che ha ricavato nel periodo luglio-settembre il 34% rispetto a un anno prima, ovvero 43,7 miliardi, anche se ha registrato solamente 256 milioni di utile, in marginale progresso dai 252 milioni e per un utile per azione stabile a 52 centesimi.
In tutto, le suddette società hanno ricavato, quindi, oltre 112 miliardi e maturato utili per complessivi per 19,2 miliardi. Annualizzando questi utili, si ottiene che il rapporto tra prezzo delle azioni e utili attesi nei 12 mesi sarebbe di oltre 456 per Amazon, di 21,8 per Alphabet, di 23 per Microsoft e di appena 10,8 per Intel. Considerando che al momento le società quotate nell’S&P 500 quotano a un valore medio di 25,5 volte gli utili, troviamo che il “big tech” non sarebbe affatto un comparto in bolla, con la dovuta eccezione di Amazon, che ancora produce relativamente pochi utili rispetto al suo valore di capitalizzazione in borsa, in quanto con tutta evidenza il mercato starebbe comprando le sue prospettive future.
Big tech, trend super-positivo
Nel complesso, le quattro società di cui sopra valgono quasi 2.000 miliardi a Wall Street, +400 miliardi quest’anno. In termini percentuali, le azioni ad avere segnato una crescita più marcata dall’1 gennaio scorso sono state quelle di Amazon (+29,7%), seguite da Microsoft (+26,7%), Alphabet (+25,1%) e Intel 14%. E si tenga presente che non abbiamo ancora gli ultimi dati di Facebook e di Apple, mentre sappiamo che finalmente Twitter inizia ad attendersi il suo primo utile per il trimestre in corso, dopo avere segnato a bilancio la perdita minima degli ultimi 3 anni con un rosso di 21 milioni.
I numeri di Amazon, in particolare, sarebbero trainanti per la pubblicità digitale, visto che la società creata da Jeff Bezos incide per il 32% degli investimenti mondiali nel settore e insieme a Facebook per circa la metà. Ci troviamo dinnanzi a giganti, insomma, i cui risultati sarebbero ormai in grado di captare l’andamento del mercato globale, nonché a loro volta di imprimerne la direzione. E Wall Street continua a correre, battendo i precedenti record, quando un anno fa si parlava già di fine corsa per l’azionariato a stelle e strisce. E la nota ancora più positiva è che a pesare sull’andamento della borsa americana sono sempre più i titoli della Silicon Valley, non eccessivamente dipendenti dalla sola economia americana. (Leggi anche: Pubblicità online a dura prova)