Venerdì 5 marzo, un’azione GameStop si comprava a 137,74 dollari, ma mercoledì 10 si era già impennata a 265 dollari. I massimi di quasi 348 dollari toccati a gennaio restano lontani, ma non troppo. E, soprattutto, rispetto ai 17,25 dollari della prima seduta dell’anno, la società guadagna in borsa circa il 1.440%. La corsa agli acquisti venne scatenata a inizio 2021 dai cosiddetti “Redditers”, gli utenti iscritti al forum online WallStreetBets di Reddit, i quali concordarono acquisti mirati di titoli sui quali risultavano accese grosse percentuali di posizioni ribassiste.
A febbraio, GameStop a Wall Street era implosa a 45 dollari e, pur restando nettamente sopra i livelli di apertura del 2021, si pensò che la bolla dei “Redditers” fosse sgonfiatasi e che i rialzisti oltranzisti avessero imparato la lezione, cioè a non andare contro i fondamentali e la finanza tradizionale. Tuttavia, sembra che semplicemente i piccoli trader abbiano spostato l’attenzione verso nuovi obiettivi e anche all’infuori degli USA, come testimonia il boom del titolo Bank of Japan, che tra fine febbraio e inizio marzo è arrivato a impennarsi del 100%. E in questo caso, l’impennata è stata ancora meno chiara nelle motivazioni, trattandosi delle azioni della banca centrale nipponica, una società che certo non nasce per distribuire utili, bensì per gestire la politica monetaria di Tokyo.
Il piano Biden rischia di alimentare la bolla finanziaria
E rispetto a due mesi fa c’è una novità, per quanto attesissima e scontata: il Congresso USA ha approvato il piano di stimoli fiscali da 1.900 miliardi di dollari proposto dall’amministrazione Biden. Di questi, 1.400 miliardi dovrebbero fluire nelle tasche di famiglie e imprese entro poche settimane. Questa maxi-iniezione di liquidità ha già scatenato diverse paure sui mercati, spingendo gli investitori a sbarazzarsi dei bond e a ripararsi nell’azionario.
Come si disse quando vi fu la prima bolla di GameStop, fenomeni del genere sarebbero la risultanza di un eccesso di liquidità a disposizione non solo tra gli investitori istituzionali, ma oramai tra le stesse famiglie. E non ci vengono in soccorso solo le cifre sul boom dei risparmi parcheggiati presso le banche (+2.900 miliardi di dollari nelle principali economie, sotto la pandemia), ma proprio i maxi-stimoli fiscali e quelli monetari varati rispettivamente da governi e banche centrali. Ora che Washington sta inviando assegni nelle case di centinaia di milioni di americani per offrire loro sollievo contro le conseguenze del Covid, ci saranno verosimilmente molte famiglie ancora più liquide di prima, le quali finiranno per fare un pensierino agli investimenti di natura finanziaria.
La bolla delle borse, specie di alcuni comparti e in alcuni paesi, non potrà che ingigantirsi con il passare dei mesi e l’arrivo di nuovi aiuti pubblici. Dall’inizio della crisi sanitaria, gli USA hanno beneficiato di stimoli complessivi per oltre un terzo del PIL. Mai nella storia si era avuto un simile sostegno in così breve tempo. Se questo ha impedito il collasso verticale duraturo delle principali economie, d’altra parte avrebbe creato le condizioni perfette per inflazionare gli assets finanziari. I rendimenti negativi diffusi, specie in Europa e Giappone, sono stati e continuano ad essere lo specchio di tale bolla, ma anche valutazioni lunari come quelle di Tesla, i cui prezzi delle azioni sono arrivati a 1.100 volte gli utili, provano l’esistenza di un tale scenario.
Ecco come la grande finanza ha fatto soldi con il boom delle azioni GameStop e di altri titoli