Seduta debole per le azioni Monte Paschi di Siena, in scia ai ribassi di queste ore dell’intero listino. L’indice Ftse Mib ha guadagnato ieri l’1,7% sulla prospettiva di una prossima Assemblea Nazionale in Francia senza maggioranza assoluta in favore di alcuna coalizione. Mentre scriviamo, il titolo in borsa cede intorno al mezzo punto percentuale, perfettamente in linea con il listino. Ma oggi per Rocca Salimbeni non è una giornata come le altre. Scade il lock-up, il periodo di 90 giorni dalla cessione del secondo pacchetto azionario da parte del Tesoro, durante il quale questi si era impegnato con le banche collocatrici a non vendere ulteriori titoli senza autorizzazione.
Capitalizzazione sfiora 6 miliardi
Le azioni Monte Paschi guadagnano il 44% da inizio anno, sebbene cedano il 13% dai massimi toccati un mese e mezzo fa. La capitalizzazione a Piazza Affari è salita sopra 5,80 miliardi di euro. Allo stato attuale, la quota in mano al Tesoro del 26,732% vale all’incirca 1,55 miliardi. Altrettanti ne sono stati incassati tra il novembre e l’aprile scorso con la cessione del 37,5%. Di fatto, ad oggi lo stato italiano ha perlomeno recuperato l’esborso effettuato nel 2022 con l’aumento di capitale.
Contribuenti ancora a credito
Le perdite in capo ai contribuenti restano nell’ordine dei 5,4 miliardi. Tanti furono spesi dal governo nel 2017 per indennizzare gli obbligazionisti subordinati da un lato (1,6 miliardi) e per entrare nel capitale dall’altro (3,8 miliardi). E appare molto difficile immaginare che, anche a seguito di un ulteriore rally delle azioni Monte Paschi, il rosso possa essere del tutto coperto.
Il dilemma riguarda, invece, un altro aspetto: a chi vendere? Unicredit non si è fatta avanti, mentre nelle scorse settimane si è diffusa la voce di un interessamento di UnipolSai. Il gruppo assicurativo detiene il controllo di Bper. Nascerebbe un terzo polo bancario molto radicato nell’Italia del Centro-Nord.
Azioni Monte Paschi, non c’è fretta di vendere
Il Tesoro non ha fretta di vendere le restanti azioni Monte Paschi in portafoglio. Anche se la deadline per la privatizzazione concordata con l’Unione Europea è per fine anno, nei fatti la banca risulta già in mano ai privati per quasi i tre quarti del capitale. E a differenza degli anni passati, quando si temeva il peggio nel caso di mancate nozze imminenti, con il ritorno all’utile e il venir meno di gran parte dei rischi legali e relativi ai crediti deteriorati, persino l’ipotesi “stand-alone” non è più esclusa. Essa implicherebbe la nascita di una public company, cioè di una banca ad azionariato diffuso. Resta da vedere se il governo non tema rischi per la stabilità gestionale e, quindi, per l’intero sistema del credito nazionale.