E’ ripartito il risiko bancario in Europa. Questa settimana, la spagnola BBVA ha lanciato un’offerta per acquisire il controllo della connazionale Sabadell. L’operazione prevede lo scambio di una azione della prima contro 4,83 azioni della seconda, la quale verrebbe così valorizzato a 11,50 miliardi di euro, a premio del 30% sul suo prezzo di chiusura del 29 aprile scorso. E a beneficiarne sono state anche le azioni MPS (Monte Paschi di Siena). Ieri, sono salite in area 4,80 euro, ai massimi dall’ottobre del 2022, prima che avvenisse l’ultimo aumento di capitale in ordine di tempo.
Risiko bancario sposta attenzione su Unicredit
Cosa c’entrano le azioni MPS con l’operazione spagnola? Se questa si concretizzerà, nascerà il secondo colosso bancario europeo. A quel punto, i concorrenti non resteranno a guardare. Tra questi vi è Unicredit, che ha a disposizione diversi miliardi di capitale in eccesso da impiegare in qualche modo. Da mesi il mercato punta l’attenzione sul suo Ceo, Andrea Orcel. Egli ha dichiarato che o acquisirà un’altra banca o sarà costretto a remunerare altrimenti gli azionisti, ad esempio tramite la distribuzione di un maxi-dividendo.
Nel mirino di Unicredit vi sarebbero principalmente Banco Bpm, anche se Orcel continua a negare di essere interessato ad un’integrazione sul mercato domestico. Ogni operazione dovrà avvenire, sostiene, solo se comporterà un aumento della redditività per gli azionisti. Due anni e mezzo fa, dopo essere entrato in “data room” con il Tesoro, si è alzato e ha abbandonato il dossier su Siena. Tuttavia, da allora la banca è diventata molto più appetibile, tra minori rischi legali, ritorno all’utile, distribuzione del dividendo e riduzione dei crediti deteriorati. Le azioni MPS suggellano questo netto miglioramento.
Con privatizzazione possibile modello public company
A novembre il Tesoro vendette una prima quota del 25% per 920 milioni. A marzo ha ceduto un altro 12,50% per circa 640 milioni. Possiede attualmente ancora il 26,73% del capitale, che ai prezzi di mercato vale 1,60 miliardi. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha affermato che il trasferimento del controllo richiederà altresì il pagamento di un “premio”. Dagli 1,56 miliardi già incassati si arriverebbe fino a circa 3,20 miliardi con la privatizzazione totale della banca. Il doppio degli 1,60 miliardi spesi nell’autunno del 2021 per partecipare alla ricapitalizzazione.
In teoria, il Tesoro avrà tempo fino alla fine dell’anno per trovare un acquirente. Questi sono i tempi concordati con la Commissione europea. Ma dopo il successo della vendita delle prime due tranche di capitale, avanza lo scenario di una “public company“. In pratica, l’azionariato sarebbe diffuso e questo accrescerebbe i poteri gestionali dei dirigenti. Non è da escludere neppure l’ipotesi che il Tesoro resti in possesso di una quota minima e pur sufficiente ad incidere sulla governance.
Boom azioni MPS non azzera perdite per contribuenti
Il boom delle azioni MPS riduce il costo del salvataggio complessivo, stimabile in 7 miliardi tra ingresso nel capitale (3,80 miliardi), rimborso delle obbligazioni subordinate (1,60 miliardi) e aumento di capitale (1,60 miliardi). Ad oggi, tuttavia, l’operazione infliggerebbe ai contribuenti italiani perdite per 3,8 miliardi, ipotizzando un azzeramento della quota del Tesoro ai prezzi di mercato vigenti. Servirebbe un ulteriore boom del titolo a Piazza Affari affatto credibile per arrivare a un pareggio. Sul piano strettamente industriale, invece, è già un successo che si possa persino discutere di uno scenario “stand-alone”. In assenza di un cavaliere bianco, la banca avrebbe forse la possibilità di reggersi in piedi da sola.