È stata una seduta particolarmente negativa per le azioni di Monte Paschi di Siena (MPS) ieri a Piazza Affari. Era nelle attese, dopo che nella serata di lunedì la compagnia assicurativa francese AXA annunciava la vendita dell’intero pacchetto del 7,94% con una procedura di “accelerated bookbuilding” affidata ad Exane BNP Paribas. In tutto, sono stati venduti 100 milioni di titoli al prezzo cadauno di 2,33 euro, vale a dire a sconto del 15% rispetto ai 2,74 euro della chiusura di lunedì. A seguito dell’operazione, AXA rimarrà in possesso ancora solamente dello 0,0007% del capitale della banca senese.
Addio AXA prima di privatizzazione
La notizia ha scosso le azioni MPS in borsa, le quali restano a +22% dall’inizio dell’anno. Cerchiamo di capire cosa sia accaduto di preciso e per quali ragioni. Sappiamo che AXA ha incassato 233 milioni di euro dalla vendita contro i 198,5 milioni sborsati ad ottobre in sede di aumento di capitale da 2,5 miliardi. Questo implica che la compagnia ha realizzato una plusvalenza di circa 35 milioni. Non male in appena quattro mesi. Ha giustificato la vendita con la mancata volontà di cercare rappresentanza nel board e di influire sulle scelte di medio-lungo periodo. Ha garantito, però, il mantenimento della joint-venture con Siena. Tramite gli sportelli della banca, AXA distribuisce i propri prodotti assicurativi in cambio del pagamento di commissioni.
La fuga non andrebbe letta necessariamente come un evento negativo. L’uscita dal capitale sarebbe la conseguenza del boom delle azioni MPS negli ultimi mesi. A queste condizioni, i francesi lasciano con profitto. Una finestra di opportunità colta nelle scorse settimane anche da ENPAM, l’ente previdenziale del personale medico. Esso ha incassato 18 milioni contro i 15 milioni investiti in fase di aumento. Ed è probabile che l’addio di AXA sia avvenuto adesso anche per cercare di anticipare la privatizzazione dei prossimi mesi. Non si sa mai quali possano essere i movimenti di mercato attorno al titolo nel corso di un’operazione tanto delicata.
Azioni MPS a +25% da aumento di capitale
D’altra parte, AXA aveva partecipato all’aumento di capitale senza grosse convinzioni. Lo fece più che altro per i rapporti tra l’Executive CEO, Marco Morelli, e l’AD di MPS, Luigi Lovaglio. Ricordiamoci che proprio Morelli era stato AD di Siena tra il 2016 e il 2020. La fiducia per il destino dell’istituto è cresciuta negli ultimi mesi. Tra successo della ricapitalizzazione, ritorno all’utile (al netto di costi extra legati alla ristrutturazione aziendale), margini d’interesse migliorati con l’aumento del costo del denaro e abbattimento dei crediti deteriorati, le azioni MPS restano del 25% sopra il valore di vendita ad ottobre.
Non c’è ancora la certezza che Lovaglio sarà confermato alla guida della banca dal governo Meloni, ma le probabilità sembrano elevate. Dovrà gestire il delicato dossier della privatizzazione, con il Tesoro ancora in possesso del 64,23% del capitale. I pretendenti restano ignoti. Unicredit si smarcò con Andrea Orcel nel 2021, Intesa Sanpaolo non potrebbe per ragioni di antitrust e BancoBPM risulta essere troppo piccola per sobbarcarsi il peso dell’acquisizione. La finanza transalpina sembra interessata al panorama bancario-assicurativo italiano, ma con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi le probabilità di successo si sono ridotte. La soluzione privilegiata resta la creazione di un terzo polo nazionale.