Azioni TIM con le ali su intesa MEF-Kkr, la compagnia valuta una quota nella rete

Il governo aderisce all'offerta del fondo americano Kkr sulla rete TIM e le azioni volano. Compagnia indecisa sul tenere una quota.
1 anno fa
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Azioni TIM, spieghiamo il crollo dei giorni scorsi
Azioni TIM, spieghiamo il crollo dei giorni scorsi © Licenza Creative Commons

In meno di una settimana, le azioni TIM a Piazza Affari sono salite di oltre l’8%, portando la capitalizzazione a 6 miliardi di euro, cioè di circa mezzo miliardo in più. C’è grande interesse attorno all’ex monopolista della telefonia italiana dopo le voci su una possibile adesione del Ministero di economia e finanze (MEF) all’offerta del fondo americano Kkr e che sarà presentata in maniera vincolante entro fine settembre. Essa riguarda l’acquisizione della rete TIM che fa capo a NetCo.

L’offerta non vincolante presentata a giugno era di 21-23 miliardi di euro tra equity e accollo del debito. Possibile che nelle prossime settimane sarà innalzata fino a un massimo di 25 miliardi.

Il socio di maggioranza nel capitale con il 23,75%, Vivendi, pretenderebbe non meno di 30 miliardi, ma ormai le resistenze verso la cessione dell’infrastruttura sembrerebbero essere venute meno. I francesi non hanno intenzione di ingaggiare una battaglia contro il governo Meloni, che ha tutta la volontà di scindere la rete dal servizio per procedere successivamente alla fusione della prima con Open Fiber, l’altro operatore privato per la fibra sul mercato domestico.

Possibili tappe estive per cessione rete TIM

Il surriscaldamento delle azioni TIM ha avuto a che fare con l’indiscrezione sulla possibile sigla di un memorandum d’intesa tra MEF e Kkr. Ieri sera, è diventata realtà dopo che il Tesoro ha pubblicato una nota in cui comunicava la firma di un memorandum d’intesa con Kkr fino al 20% di NetCo. E’ emerso da tempo, infatti, che lo stato non potrà avvalersi più di tanto di Cassa depositi e prestiti (CDP) per gestire l’operazione. L’ente controllato dallo stesso MEF detiene una partecipazione di quasi il 10% in TIM, ma è anche socio di maggioranza al 60% in Open Fiber. Se entrasse nel capitale di NetCo con una quota rilevante, attirerebbe su di sé i fari dell’Antitrust europeo.

Una bocciatura sarebbe più che probabile.

Sugli ulteriori termini di una possibile intesa tra MEF e Kkr regna per il momento il mistero. Sappiamo che servirebbe un Dpcm per autorizzare l’operazione e che il prossimo Consiglio dei ministri è stato fissato per il 28 agosto. In quei giorni, il fondo americano dovrebbe ricevere le risposte dalle banche a cui ha chiesto sostegno per una decina di miliardi per il buon fine dell’acquisizione della rete TIM. Tale somma corrisponderebbe all’esborso monetario effettivo per l’investimento. Dunque, le tappe sarebbero le seguenti: Kkr riceve i prestiti e un attimo dopo il governo autorizza il MEF ad agire a sostegno dell’offerta di questi.

Azioni TIM galvanizzate da possibile intesa MEF-Kkr

Dunque, il MEF entrerebbe nel capitale di NetCo per la quota fino al 20% su un ammontare a disposizione del mercato pari al 35% del totale. Tuttavia, sull’entità della stessa esistono dubbi per via dell’incertezza relativa allo stesso ruolo di ServCo, cioè la società che gestisce i servizi di TIM e che coinciderà con la compagnia stessa dopo la cessione della rete. Manterrà una quota in NetCo o no? Si vocifera negli ambienti finanziari che potrebbe riservarsi una percentuale del 10%. Ciò equivarrebbe, però, ad incassare 1 miliardo di euro in meno. Non è affare da poco, dato che l’AD Pietro Labriola si è impegnato ad abbattere l’indebitamento a 1,5-2 volte l’Ebitda.

L’ingresso nel capitale di NetCo, però, avrebbe senso in prospettiva. Se l’operazione avrà successo, il valore della rete aumenterà e così anche della quota eventualmente detenuta. Insomma, la compagnia rinuncerebbe ad incassare 1 miliardo oggi per incassare potenzialmente molto di più un domani. Vedremo se l’assillo finanziario avrà la meglio o se Labriola riuscirà a stringere i denti per massimizzare il risultato nel lungo periodo.

Fino a un altro 10-15% andrebbe a F2i e non più del 3% a CDP. Dunque, con TIM stessa nel capitale il MEF avrebbe a disposizione un margine intorno non superiore al 15%, corrispondente a un esborso di circa 1,5 miliardi. Insieme a F2i e CDP, di fatto possederebbe una minoranza di blocco per impedire il controllo assoluto a Kkr. Sarà di questo che staranno discutendo in questi giorni al ministero con gli americani?

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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