Baby sitter figli di genitori divorziati: è una spesa ordinaria o straordinaria?

In caso di separazione se la donna lavora, la baby sitter è considerata spesa ordinaria o straordinaria?
5 anni fa
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Quando si parla di gestione delle spese di figli di genitori divorziati, una delle voci che crea maggiori dubbi, e non di rado anche discussioni, è lo stipendio della baby sitter. Rientra le spese ordinarie o straordinarie? La realtà è che non c’è una risposta sempre valida, il che contribuisce probabilmente ad alimentare confusione in materia.

Chi paga la baby sitter se entrambi i genitori separati lavorano?

Come può una voce di spesa trovarsi in tutte e due le categorie? La ratio è la seguente: se la baby sitter era già contemplata prima del divorzio, può essere considerata una voce preesistente di spesa della famiglia e, come tale, si considera una spesa ordinaria da far rientrare nell’assegno versato dal genitore non-collocatario (che ne coprirà il costo per metà).

Potrebbe, però, anche accadere che l’esigenza di rivolgersi ad una baby sitter sorga dopo la separazione. Cambiando, infatti, i ritmi e l’organizzazione della casa, la donna che lavora, non contando sull’aiuto dell’ex in casa, potrebbe avere bisogno di una baby sitter. Magari insieme  genitori riuscivano ad alternarsi nei compiti di gestione della prole materialmente. In questo secondo caso la baby sitter si configura come una spesa straordinaria.

In quanto spesa straordinaria non urgente, richiede comunque l’accordo di entrambi i genitori. Supponiamo che, dopo la separazione, la donna che lavora chieda di assumere una baby sitter e che il genitore non collocatario non sia d’accordo, perché sa, ad esempio, che l’ex moglie potrebbe senza problemi contare sull’aiuto dei genitori. Chi ha ragione? Difficile dirlo perché gli orientamenti della giurisprudenza in materia non sono stati univoci. Andrebbe valutato caso per caso se l’esigenza della baby sitter possa essere considerata indispensabile e, di conseguenza, non essere soggetta alla sindacabilità del genitore non collocatario.

Un’alternativa guidata dal buon senso potrebbe essere quella di optare per un affidamento condiviso verticale, ovvero suddiviso per fasce orarie nella giornata.

In tal modo si potrebbe cercare di mantenere il più possibile l’organizzazione della giornata pre esistente alla separazione, anche se i due ex coniugi non vivono più insieme. Non sempre nei fatti questo è possibile: serve collaborazione ma è anche opportuno che i due vivano abbastanza vicini altrimenti diventerebbe poco fattibile come soluzione. Alcuni tribunali hanno suggerito l’affidamento alternato.

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Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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