Molte delle badanti che operano in Italia arrivano dalla Romania. Per alcune di esse, forse per la maggioranza, il sogno è riuscire ad accumulare i contributi che permettono di ri trasferirsi in Romania per la pensione. Ma a che età può smettere di lavorare una badante rumena? I contributi versati all’estero come colf o badante, in questo caso in Italia, valgono anche per la pensione in Romania?
Leggi anche:
Pensione anticipata camionista con 33 anni di contributi versati in Italia e in Romania
Badante rumena: calcolo pensione e contributi richiesti
Chiariamo un primo aspetto importante: abbiamo accennato in apertura al caso della badante che, finito di lavorare, torna in Romania per la pensione; in ottica previdenziale nulla cambia se, invece, la badante rumena smette di lavorare e resta in Italia.
Si applica infatti la totalizzazione della pensione che permette di conteggiare tutti i contributi versati nella Comunità Europea per costituire la propria pensione. Sulla carta tutti i lavoratori rumeni, badanti e non solo quindi, che possono contare su almeno un anno di contributi in uno degli Stati membri della CE, possono maturare il diritto alla pensione comunitaria in un qualsiasi stato presso cui hanno dimorato e prestato servizio. Detto questo è anche vero che ogni Stato ha le sue regole per il diritto alla pensione. In Italia la normativa per la pensione di vecchiaia richiede 67 anni di età e 20 di contributi. In Romania il requisito anagrafico scende a 65 anni e per le donne 63, mentre per quanto riguarda i contributi, sono sufficienti 15 anni.
La pensione sarà calcolata in modo tale da sfruttare tutti i contributi versati anche in Stati diversi, in modo tale da arrivare ad un assegno unico (costituito da più quote in base alle regole vigenti nello Stato in cui ha lavorato il percettore).