Anche il settore domestico è regolamentato da un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. E proprio il CCNL stabilisce le regole e le norme da rispettare per poter programmare un’assunzione in regola. Anche quando si parla di badanti, colf e baby sitter, gli stipendi devono essere commisurati a quanto stabilisce il CCNL di categoria applicato.
Ogni anno le commissioni composte da associazioni dei datori di lavoro e sindacati, in sede ministeriale, aggiornano le retribuzioni e adeguano gli stipendi al cambiamento del costo della vita.
“Buonasera, sono Irina, badante rumena da 3 anni assunta da una famiglia con una nonnina da assistere. Faccio 3 anni di lavoro a maggio e non ho mai ricevuto aumenti di stipendio. Prendo 800 euro al mese. C’è l’aumento adesso?”
“Sono Paola figlia di una anziana madre che deve essere assistita da una badante visto che per lavoro io non possono occuparmi di lei. La pensione di mia madre comprensiva di accompagno è pari a 1.050 euro al mese. Ho trovato una ragazza che vorrebbe essere assunta e gli ho offerto 700 euro al mese, in modo tale da usare ciò che resta della pensione di mia madre per i contributi e per le bollette. Ma la ragazza pretende di più. Come posso fare per assumere in regola la badante e non rischiare eventuali vertenze dopo?”
Il CCNL badanti e colf va rispettato alla lettera
Quanto costa assumere nel 2023 personale domestico e che stipendi devono prendere effettivamente badanti e colf è la domanda principale che si pongono le famiglie italiane che devono munirsi dei loro servigi.
Nei rapporti di lavoro domestici la principale causa di vertenze da parte delle lavoratrici nei confronti delle famiglie è proprio lo stipendio. E nove volte su dieci, in caso di vertenza se lo stipendio non è commisurato ai dettami del CCNL, il tribunale del lavoro dà ragione sempre alla lavoratrice.
Un costo a volte insostenibile per le famiglie, ecco per quale motivo
Alla luce della crisi economica di oggi, delle pensioni troppo basse e degli aumenti di stipendio e contribuzione per la badante, la spesa complessiva rischia di essere insostenibile per la stragrande maggioranza delle famiglie. Effettivamente il quesito della nostra lettrice bisognosa di una badante per la madre, è eloquente. Accompagnamento e pensione spesso non bastano a sostenere il costo del rapporto di lavoro, naturalmente comprendendo stipendio, vitto, alloggio e contribuzione. Anche se il datore di lavoro del settore domestico non è sostituto di imposta, le problematiche del salario della lavoratrice sono alte.
Tra l’altro, anche il recente aumento dello stipendio minimo dovuto alla rivalutazione ha prodotto difficoltà maggiori. Anche perché un aumento di salario determina anche un incremento dei contributi trimestrali che le famiglie sono tenute a pagare per la lavoratrice. E come è obbligatorio pagare il giusto stipendio al lavoratore, così è obbligatorio provvedere al versamento periodico dei contributi previdenziali all’INPS a nome e per conto della lavoratrice. Anche questa contribuzione, al netto della quota di versamenti a carico del lavoratore, incide e molto sul costo complessivo del rapporto di lavoro.
Cosa determina il costo per le famiglie che assumono badanti e colf
Come in ogni rapporto di lavoro, anche in quello domestico il datore di lavoro deve fare i conti con stipendio, contributi, TFR, ferie e così via dicendo. Voci fisse a prescindere dal ruolo e dalle mansioni per le quali la lavoratrice è assunta. Nel settore domestico l’inquadramento del lavoratore è basato sui livelli. Ogni prestazione deve essere inquadrata nel giusto livello. Vietato assumere una badante come fosse una colf e viceversa. E a ogni livello, come varia la mansione da svolgere, varia anche lo stipendio.
I livelli di inquadramento
I livelli sono indicati dalle lettere dell’alfabeto che vanno dalla A alla D. E ogni livello ha una categoria interna indicata dalla lettera S che sta per Super. Nel livello A vengono assunte le assistenti familiari generiche senza esperienza. Nessun vincolo di assistenza all’anziano e mansioni che possono essere circoscritte alla semplice pulizia della casa, alla lavanderia, all’aiuto in cucina e così via dicendo. La dama di compagnia, da non confondere con la badante, va assunta al livello AS. Chi svolge più mansioni tra quelle previste al livello A, deve essere assunta al livello B. La baby sitter o la badante che assiste un anziano autosufficiente (anche se in questo caso non si può parlare nello specifico di badante), va assunta al livello BS. Un cuoco o un assistente familiare generico ma in possesso di specifiche conoscenze teoriche, pratiche e tecniche, va assunto al livello C.
La vera badante, priva però della formazione specifica per il ruolo (OSS o badante formata), va assunta al livello CS. Perché le badanti vere e proprie, cioè quelle che hanno l’adeguata formazione e i titoli giusti, andrebbero assunte con livello DS. Governante, maggiordomo e qualsiasi altra professione qualificata prevede l’assunzione al livello D.
Gli stipendi dei lavoratori domestici come badanti e colf livello per livello
Come dicevamo, a ogni livello corrisponde un salario minimo al di sotto del quale non si può scendere.
- 725,19 livello A
- 857,06 livello AS
- 922,98 livello B
- 988,90 livello BS
- 1.054,85 livello C
- 1.120,76 livello CS
- 1.318,54 (più indennità di 194,98 euro) livello D
- 1.384,46 (più indennità di 194,98 euro) livello DS
Per chi invece, sempre se convivente, svolge lavoro per meno di 24 ore a settimana, la paga prevista è inferiore e riguarda solo 3 livelli di inquadramento. Infatti abbiamo:
- 659,27 livello B
- 692,25 livello BS
- 764,74 livello C
Senza il requisito della convivenza, la paga per ora di lavoro invece è:
- 5,27 livello A
- 6,21 livello AS
- 6,58 livello B
- 6,99 livello BS
- 7,38 livello C
- 7,79 livello CS
- 8,98 livello D
- 9,36 livello DS
Contributi, spese e cos’altro incide sul costo del lavoro domestico di colf e badanti
Oltre allo stipendio, come costi mensili da aggiungere c’è senza dubbio il vitto e l’alloggio. Naturalmente solo per le badanti e le domestiche conviventi. Il CCNL prevede che a carico del datore di lavoro ci siano 2,26 euro per il pranzo (o per la colazione), 2,26 euro per la cena e 1,95 euro per l’alloggio. Si tratta di costi giornalieri che determinano una extra spesa di salario pari a 6,47 euro al giorno. Per lavoratori assunti a tempo pieno e sopra le 24 ore a settimana, i contributi da versare ogni tre mesi, cioè entro il 10 aprile, il 10 luglio, il 10 ottobre ed il 10 gennaio. I versamenti sono da effettuare all’INPS tramite i bollettini che l’INPS stessa mette a disposizione dei datori di lavoro (bollettini MAV).
Molto cambia in base allo stipendio, all’inquadramento e all’orario di lavoro. E’ necessario ricordare che l’aliquota contributiva pari al 33% che si applica alla generalità dei lavoratori dipendenti non trova applicazione per le badanti. In genere si parla di una spesa superiore a 400 euro a trimestre per completare nel miglior modo possibile l’assunzione.