Il board della Banca del Giappone conferma sostanzialmente l’apparato delle misure di politica monetaria sin qui adottato con 8 voti a favore e 1 contrario. Nessuna uscita dai tassi negativi, con il costo del denaro fissato a -0,10% dal settembre 2016. Tuttavia, qualcosa cambia nella strategia dell’istituto, che adesso allenta la presa sul controllo della curva delle scadenze. Il rendimento del bond a 10 anni resta legato attorno alla soglia zero, ma adesso saranno tollerati suoi movimenti nella parte superiore dell’1% “come riferimento”.
Tassi negativi restano con inflazione sopra target
Il bond del Giappone a 10 anni si è subito mosso di conseguenza, con il rendimento ad essersi portato sopra 0,95%. Sempre debole lo yen. Il cambio contro il dollaro si attesta a poco più di 150 e fa presagire un possibile intervento della Banca del Giappone in suo sostegno. In rialzo le previsioni sull’inflazione di quest’anno al 2,8%, sopra il target del 2%.
In sostanza, la politica monetaria nipponica resta formalmente invariata, ma nei fatti continua ad adeguarsi alle mutate condizioni dei mercati internazionali. Ciò porterebbe a possibili paradossi. Al fine di mantenere i rendimenti entro i limiti stabiliti, la Banca del Giappone si ritroverebbe nella necessità di acquistare bond sul mercato illimitatamente. E questo innescherebbe meccanismi opposti a quelli desiderati su inflazione e cambio, dato che accrescerebbe la liquidità interna e indebolirebbe lo yen.
Bond Giappone ora più competitivi
La mossa di Tokyo delle scorse ore può avere un certo impatto anche sui bond nell’Eurozona e negli Stati Uniti. Nei fatti, i rendimenti nipponici potranno continuare a salire. Ciò dovrebbe far affluire maggiori capitali nel Sol Levante, a discapito chiaramente dei mercati obbligazionari esteri.