Banca Popolare di Vicenza rimborsa bond subordinati in scadenza

Rimborsati regolarmente i bond subordinati convertibili Banca Popolare di Vicenza scaduti a fine dicembre 2016 (IT0004548258)
8 anni fa
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Banca Popolare di Vicenza rimborsa regolarmente i bond subordinati in scadenza il 31 dicembre 2016. Si tratta del bond da 328 milioni di euro emesso nel 2009 (Isin IT0004548258) e convertibile in azioni Bpvi. Ne dà conferma la stessa Banca che sta inviando a casa degli obbligazionisti comunicazioni in cui si dice che i titoli scaduti verranno rimborsati.

Si tratta di una buona notizia in un momento in cui sulla banca dissestata finanziariamente si stanno addensando polemiche e dubbi sulla solvibilità delle stessa. Dubbi leciti, visto quanto sta succedendo sul versante senese dove i bond di Banca Mps saranno forzatamente convertiti in azioni, ma anche fugati dalle recenti novità che vedono ormai Banca Popolare di Vicenza adeguatamente capitalizzata prima di convolare a nozze con Veneto Banca.

Allo scopo il fondo Atlante verserà nelle casse di Bpvi altri 310 milioni di euro entro il 5 gennaio 2017 imputandoli a riserva di capitale a bilancio. Cifra che servirà a superare i prossimi stress test della Bce di fine febbraio.

Bond subordinati banca Popolare di Vicenza rendono il 32%

In attesa del varo del piano industriale al vaglio del nuovo Ad Fabrizio Viola (ex ad banca Mps) che prevede la fusione di Bpvi e Veneto Banca in una unica nuova realtà bancaria veneta e la cessione di Npl per complessivi 8,9 miliardi di euro, i bond subordinati quotati continuano a soffrire. Il bond high yield da 200 milioni di euro con scadenza 2025 (Isin XS1300456420) viene scambiato su EuroTLX a 57 per un rendimento del 32%. Il rischio, secondo gli investitori, è che nell’ambito del processo di ristrutturazione finanziaria della banca, possa accadere qualcosa di simile a quanto attualmente in corso con i bond subordinati Mps. Secondo gli analisti, però, avendo il Fondo Atlante investito già 3,5 miliardi di euro nelle due banche venete, difficilmente potrà costringere i detentori di titoli obbligazionari subordinati a convertire il capitale in azioni, peraltro non quotate.

Più probabile che ciò possa avvenire su base volontaria, ammesso che questa strada possa portare a un beneficio finanziario rilevante. Nel caso di Mps, infatti, il contributo degli obbligazionisti alla causa vale almeno il 50% dell’aumento di capitale in atto, nel caso delle banche venete messe insieme, invece, non arriverebbe neanche al 20% del fabbisogno di capitale totale (compreso quello stimato post fusione e cessione Npl). Inoltre, su Banca Popolare di Vicenza (come su Veneto Banca) la strada intrapresa per il risanamento è quella di mercato, a differenza che su Mps dove vi è stata una nazionalizzazione del gruppo.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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