Continua a crescere il numero delle filiali chiuse delle Banche e Castel Ritaldi è uno degli ultimi paesi che resterà senza una filiale bancaria. A Costacciaro (poco più di mille abitanti), sempre in provincia di Perugia, come racconta Businessinsider.it, era rimasto invece un solo sportello di Banca Etruria. Ci lavoravano due donne che avevano accettato il part-time pur di far restare in vita la filiale. Con il passaggio ad Ubi, però, si è deciso proprio chiudere la filiale bancaria.
Il problema delle filiali bancarie chiuse è grave.
Filiali bancarie: il problema è da Nord a Sud
Il problema della filiali bancarie chiuse non c’è solo in Umbria ma in tutta Italia. Nei paesi del Legnanese e del Castanese (in Lombardia) i cittadini, ad esempio, si sono ribellati contro la decisione di alcuni Istituti di Credito di chiudere diverse filiali. A Robecchetto, invece, l’amministrazione ha indetto una raccolta di firme contro la chiusura di ben due banche (filiali Intesa Sanpaolo) che lascerebbero il paese senza Istituti di Credito. Anche a Canegrate chiuderà la filiale di Banca Intesa contro il parere della consigliera regionale Silvia Scurati per la quale la Banca è un servizio importante per i cittadini. La Scurati pensa anche ai più anziani che non riescono sempre a spostarsi. Molti, poi, hanno problemi con i servizi online. Per questo la consigliera ha invitato Intesa Sanpaolo a non chiudere tale filiale presso la quale arrivano anche i cittadini di San Giorgio su Legnano.
I sindacati lanciano l’allarme per le filiali chiuse delle Banche
Fabi Umbria (Federazione Autonoma Bancari Italiani) in una nota recente ha comunicato che sul territorio umbro prosegue la chiusura di filiali. Dal 2018 al 2019, infatti, se ne sono perse 24 e 18 solo a Perugia. La conseguenza è stata ovviamente la perdita di più di quattrocento posti di lavoro ed inoltre l’impoverimento di piccole comunità. Il sindacato bancario in merito a tale dato si chiede quindi ora chi occuperà lo spazio lasciato dalle Banche. Il maggiore timore è l’usura e la predazione finanziaria. Il Fabi ritiene quindi che non si dovrebbe ragionare solo in termini di profitto. Da parte degli Istituti di Credito, infatti, dovrebbe esserci anche una maggiore attenzione alla responsabilità sociale verso i territori.
Il dato delle filiali delle Banche chiuse
Dai dati del sindacato della Uilca e dal centro studi Orietta Guerra si evince che negli ultimi 10 anni si sono registrate delle riduzioni notevoli di filiali bancarie. In Italia il calo è stato del 27,4% delle filiali rispetto al -29,3% della Germania, al -40,1% della Spagna e al -6,8% della Francia. La diminuzione degli sportelli secondo gli studi sarebbe da additarsi a due fattori: in primis la digitalizzazione e poi le aggregazioni bancarie. Per Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Orietta Guerra, si dovrebbe però valutare con attenzione ogni fusione. È vero che quest’ultima può rafforzare il capitale delle Banche ma deve anche integrarsi nella Capital Market Union. Con tale termine si intende il progetto per facilitare il finanziamento alle imprese e alle persone.
Per Fulvio Furlan, segretario generale Uilca, in un paese come l’Italia dove a breve si spenderanno 248 miliardi grazie al Pnrr, non è possibile che si continuino a chiudere sportelli e sedi soltanto per ridurre costi. Il problema delle riduzioni delle filiali bancarie riguarda però anche il lavoro. Secondo i dati del Centro Studio Orietta Guerra, infatti, dal 2009 al 2019 il numero dei dipendenti bancari nel nostro paese è sceso a 280.219 contro i 323.407 lavoratori.
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