L’intreccio con la crisi politica
Un intervento pubblico a sostegno di una banca in risoluzione non è escluso nemmeno dal bail-in per il caso di potenziale crisi sistemica, ma presuppone ugualmente la condivisione delle perdite con gli investitori privati, proprio quanto il governo italiano non potrebbe permettersi, dato che soccomberebbero per la sola MPS intorno a 50.000 obbligazionisti privati, normali famiglie a rischio di finire sul lastrico e che politicamente alimenterebbero un clima già teso nei confronti della maggioranza, a poca distanza dal referendum costituzionale.
Vi abbiamo spiegato più volte di come l’Europa potrebbe chiudere un occhio sul caso, pur di salvaguardare la stabilità di governo in Italia, ma come sia difficile che intervenga con azioni risolutive da qui a breve, volendo prima monitorare l’evoluzione del quadro politico.
E con governo tecnico?
Il problema è anche di realismo: siamo sicuri che dopo aver messo in sicurezza MPS non divenga necessario fare lo stesso con un altro istituto? A quel punto, il bail-in non potrebbe essere continuamente oggetto di eccezioni, altrimenti verrebbe meno la credibilità della nuova normativa.
Nessun governo che rispondesse democraticamente delle sue azioni, però, potrebbe permettersi di avallare uno o più salvataggi con perdite a carico di decine di migliaia di piccoli investitori, perché sarebbe destinato alla sicura sconfitta elettorale. Ma se dopo un’eventuale vittoria dei “no” al referendum di ottobre o novembre, Matteo Renzi si dimettesse da premier e al suo posto nascesse un governo tecnico di scopo, magari guidato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan?