Come appaiono le nostre banche maggiori
Unicredit possiede un patrimonio sui 53,5 miliardi e crediti deteriorati lordi per 80,7 miliardi, coperti per 41,2 miliardi. Il suo indicatore sarebbe, quindi, di 0,85, simile a quello di Cà de Sass e riflettendo anche in questo caso una buona solidità. Ubi Banca ha un patrimonio di 10,5 miliardi, gravata da crediti deteriorati lordi per 12,6 miliardi, coperti per appena 2,75 miliardi. Ne consegue un Texas ratio di 0,95, vicino all’unità, ma sempre al di sotto di essa. Infine, Banco Popolare ha un patrimonio di 8,5 miliardi e crediti deteriorati per 19 miliardi, coperti per appena un terzo.
Aldilà di tutto, capitalizzazione banche italiane in borsa è bassa
Si potrebbe utilizzare anche un parametro alternativo, ovvero il rapporto tra crediti deteriorati (preferibilmente, al netto delle svalutazioni) e capitalizzazione in borsa di ciascuna delle banche. Tuttavia, esso sarebbe scarsamente significativo, in quanto la capitalizzazione di borsa non è un indicatore legato ai bilanci, bensì rispecchia la visione che il mercato ha del grado di rischio e di appetibilità del titolo di un istituto e, pertanto, esso già incorpora e sconta il rischio stesso. Più opportuno sarebbe, invece, notare come tutte le grandi banche italiane capitalizzino in borsa anche parecchio meno dei rispettivi patrimoni. Il rapporto medio tra capitalizzazione e patrimonio per quelle sopra citate è di 0,55, ma si ha un minimo di meno di 0,20 per MPS e sale a 0,88 per Intesa-Sanpaolo. In ogni caso, nessuna vale in borsa più del suo patrimonio, quando all’estero si arriva anche a valori doppi. In sostanza, il mercato avrebbe già penalizzato abbastanza le nostre banche, che per quanto cariche di sofferenze, forse meritano di essere considerate appetibili per gli investitori. [tweet_box design=”box_09″ float=”none”]Le nostre banche sono cariche di crediti a rischio, ma valgono poco in borsa.