Un inizio di anno con i fiocchi per le banche italiane in borsa. In scia a un trend europeo favorevole, gli istituti stanno guadagnando capitalizzazione a Piazza Affari. Il caso più eclatante è rappresentato dalle azioni Unicredit, che non si fermano più. Ieri, guadagnavano più del 40% da inizio anno, salendo a 18,90 euro e più che doppiando il rialzo messo a segno dalle azioni Intesa-Sanpaolo. Piazza Gae Aulenti ora vale sopra 36,50 miliardi di euro. Non avrebbe potuto essere compleanno migliore per il CEO, Andrea Orcel, che pochi giorni fa aveva tagliato il traguardo dei suoi primi due anni da boss della banca.
Sorride anche Monte Paschi di Siena, che il CEO, Luigi Lovaglio, definisce “non più un problema strategico per il Paese, bensì un asset di valore”. MPS ha chiuso il 2022 con una perdita di 205 milioni dopo l’utile di 310 milioni nel 2021. Tuttavia, sul risultato hanno pesato i 925 milioni di costi sostenuti per ridurre il personale di 4.125 unità attraverso gli esodi incentivati. Senza questo aggravio, l’esercizio avrebbe maturato un utile di 720 milioni. E nell’ultimo trimestre, questo è stato di 156 milioni, più dei 90 attesi dal mercato. Lovaglio si aspetta adesso di centrare per quest’anno il target di 700 milioni di utili.
Molto bene anche Intesa-Sanpaolo, che ha registrato profitti per 5,5 miliardi, sebbene abbia dovuto accantonare 1,4 miliardi per le perdite legate alla Russia. Distribuirà quest’anno il saldo di 1,6 miliardi della cedola dello scorso anno e un acconto di 1,4 miliardi sul 2022. Altri 1,7 miliardi per gli azionisti arriveranno dal buyback. Proseguendo tra i conti delle principali banche italiane, abbiamo BancoBPM con 886 milioni di utili, Mediolanum con 552 milioni e BPER con 1,45 miliardi. Quanto ai dividendi, deliberata rispettivamente la distribuzione di 348,5, 369 e 170 milioni di euro.
Boom azioni Unicredit contagia MPS
Una pioggia di utili e dividendi che sta mandando in euforia il mercato. Da dove arriva tanto denaro? Da imprese e famiglie, in estrema sintesi. Il rialzo dei tassi d’interesse comporta esborsi maggiori sui prestiti ottenuti. Le banche italiane stanno potendo così maturare margini sul credito erogato più alti degli anni passati. Anche perché alla clientela continuano ad offrire tassi miserrimi.
Unicredit, dicevamo, risulta la banca migliore. Lo è anche per gli analisti, grazie alla solidità patrimoniale con un CET1 fully loaded al 15% al 31 dicembre scorso. E l’euforia sta contagiando le azioni MPS, che ieri sono arrivate a guadagnare il 27% durante la seduta. Dopo i conti, il mercato guarda al capitolo cessione. Il Tesoro segnala di voler riprivatizzare la banca senese. Gli conviene in questa fase. La sua quota del 64,2% ieri valeva quasi 2,2 miliardi contro gli 1,6 miliardi spesi con l’ultima ricapitalizzazione autunnale. A queste condizioni, riuscirebbe almeno a portare a casa un attivo di 5-600 milioni. I contribuenti ringrazierebbero dopo essersi svenati per anni.
Si badi bene, le perdite coperte sarebbero solo relative all’ultima operazione di qualche mese fa. I 5,4 miliardi iniettati con la nazionalizzazione del 2017 non sarebbero recuperati, né il mancato pagamento di interessi e capitale sui prestiti elargiti. Per non parlare dei crediti a rischio accollati ad AMCO, società controllata dal Tesoro e che ha li ha pagati sopra i prezzi di mercato. E chi comprerà MPS? Non sembra interessata Unicredit, non può esserlo Intesa-Sanpaolo per questioni di Antitrust, né BancoBPM e BPER per le rispettive dimensioni troppo ridotte. Questa resta la grande incognita. C’è il rischio che lo stato non trovi un acquirente da qui a fine anno e che sia costretto a vendere sotto i prezzi di mercato suggeriti dal valore delle azioni.