Le banche sono ancora al centro delle tensioni sui mercati finanziari e ieri, sebbene i titoli degli istituti quotati a Piazza Affari siano andati travolti, il panico non ha riguardato essenzialmente l’Italia, bensì l’affidabile Germania. Sì, perché è iniziato a serpeggiare il timore tra gli investitori, che Deutsche Bank, la prima banca tedesca, non sarà in grado di rimborsare alcune obbligazioni. In particolare, l’allarme è scattato intorno ai cosiddetti “co.co.bond”, che a dispetto della denominazione apparentemente esotica, rappresentano titoli molto rischiosi per chi li ha acquistati.
Co.co.bond sono titoli rischiosissimi
Ora, le obbligazioni rappresentano per le banche uno strumento di finanziamento, di raccolta del risparmio sul mercato, da impiegare per esigenze finanziarie proprie o per gli impieghi. Tuttavia, esse sono debiti e, in quanto tali, abbassano il livello del patrimonio di vigilanza. E così, con lo scoppio della crisi finanziaria del 2008, l’ingegneria degli istituti si è messa in moto e ha inventato i cosiddetti titoli “ibridi”, ovvero obbligazioni, che al verificarsi di eventi fissati nel contratto di emissione (“triggers”) consentono alle banche, a loro discrezione insindacabile, di convertire tali titoli in capitale, ovvero in azioni. Di solito, gli eventi che fanno scattare questa facoltà di conversione sono la discesa dell’istituto al di sotto di un dato requisito patrimoniale minimo. Così facendo, la banca ottiene un doppio risultato: si libera formalmente di un debito e incrementa il capitale, grazie alla conversione. Per l’investitore, però, ciò implica un rischio elevato, perché potrebbe ritrovarsi in possesso di azioni, il cui valore potrebbe essere molto inferiore a quello nominale delle obbligazioni acquistate all’atto dell’emissione o sul mercato secondario.