Banche venete, continua la protesta degli obbligazionisti truffati

Intervista a un investitore che ha perso gran parte dei soldi in bond subordinati delle due banche venete
7 anni fa
3 minuti di lettura

Mentre sono in corso al Senato i lavori per l’approvazione del decreto che dovrebbe suggellare il via libera al salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto Banca da parte di Intesa Sanpaolo, monta la protesta dei risparmiatori truffati. Molti portatori di obbligazioni subordinate si stanno rendendo conto solo ora del fatto che hanno perso tutto il loro investimento e che presto dovranno attivarsi per ottenere il ristoro.

 

Nel frattempo, investireoggi.it, sta ricevendo molte testimonianze e richieste di chiarimenti di piccoli risparmiatori rimasti “incastrati” con i bond subordinati di Veneto Banca e Popolare Vicenza.

A uno di loro, Simone P., abbiamo posto alcune domande.

 

Come è venuto a conoscenza delle obbligazioni subordinate delle banche venete?

 

Sono venuto a conoscenza delle obbligazioni delle Banche Venete tramite il motore di ricerca della mia piattaforma homebanking e tramite scambio di informazioni con miei conoscenti. Avevo in portafoglio, ormai da anni, obbligazioni subordinate del Monte dei Paschi di Siena, comprate in tempi in cui i rischi legati a questa tipologia di strumenti erano puramente teorici in quanto – in assenza di normative europee in materia – nel caso in cui un istituto si fosse trovato in difficoltà lo Stato sarebbe intervenuto a ripianare il dissesto.
Perché ha deciso di investire in bond subordinati delle venete?

 

A un certo punto l’Europa decide di stringere le maglie sul sistema bancario, prima con gli stress test e poi con la famosa direttiva BRRD.  Da un giorno all’altro i prezzi dei titoli subordinati cominciano ad oscillare paurosamente. Il mercato inizia a scontare rischi che in precedenza di fatto non esistevano. Quando MPS si avvia verso un finale disastroso, decido di vendere, ovviamente in perdita, i titoli subordinati di quell’istituto e compro obbligazioni delle Banche Venete fiducioso che il Fondo Atlante (mai nome fu più sbagliato) riuscisse a sostenere il peso del sistema bancario nazionale.

 

Era al corrente dei rischi di questa categoria di obbligazioni?

 

I rischi legati alle obbligazioni subordinate li conoscevo bene, il problema però è stato che la normativa BRRD è stata applicata con valore retroattivo a titoli che già venivano scambiati sul mercato da anni. Se la direttiva europea fosse stata applicata solo a titoli emessi dopo la sua entrata in vigore io mi sarei tenuto le obbligazioni MPS senza incappare nella truffa veneta.

 

Era al corrente delle difficoltà della banca?

 

Quanto alle difficoltà delle banche venete conoscevo la loro situazione attraverso i mezzi di informazione (giornali, televisione, internet). Non avevo ovviamente accesso ai loro bilanci, ma del resto non mi sono mai messo a leggere il bilancio dello Stato nemmeno quando ho comprato BOT e BTP. Nel contempo tuttavia mi sentivo in buona compagnia se il Fondo Atlante (ossia le banche italiane da cui è costituito) continuava a pompare soldi nelle Venete convinto di salvare baracca e burattini. Inoltre sugli stessi mezzi di informazioni si poteva leggere che il Fondo Atlante avrebbe sorretto le sorti del sistema bancario italiano; che aveva già iniettato 2,5 miliardi nelle venete ed era pronto a versare ancora un miliardo per coprire gli aumenti di capitale; che le altre banche non avrebbero lasciato andare a picco gli istituti di credito del territorio più ricco d’Italia; il tutto con la benedizione del Ministro dell’Economia che continuava a dichiarare che le nostre banche sono tra le più solide d’Europa.

 

Quanto ha dedicato a questo tipo di investimento?

 

Rassicurato da tutta questa montagna di chiacchiere, decido così tra settembre e dicembre del 2016 di investire tramite homebanking una bella fetta dei miei risparmi in obbligazioni di Vicenza e Veneto con scadenza 2025. Quello che è successo è poi cronaca recente. Alla fine qualcuno decide di tirare via il coperchio e mettere sotto gli occhi di tutti la reale situazione delle Banche Venete. Qualcuno parla di “horror story”, altri vanno a fare spesa in Via Monte Napoleone, Il Fondo Atlante si tira indietro, le banche che ne fanno parte svalutano la rispettiva quota investita, inizia l’estenuante balletto di trattative tra Governo, BCE e Commissione Europea. Il finale è che a rimetterci saranno i risparmiatori, oltre ai contribuenti. Sì, proprio i risparmiatori, perché anche se il Governo continua a dire di aver salvato le banche e il risparmio, la realtà è che solo una piccolissima parte degli obbligazionisti subordinati verranno ristoranti, mentre la maggioranza avrà i suoi titoli azzerati. Il Decreto del 25 giugno infatti, oltre a scorporare quel che resta delle Venete in due entità (una parte buona ceduta a Intesa San Paolo per un euro, e una bad company dove confluiranno sofferenze e debiti), pone anche una serie così stringente di limiti per accedere agli indennizzi che praticamente solo quattro o cinque persone in tutta Italia potranno accedervi.
Cosa vorrebbe dire a chi, come lei, è rimasto fregato coi bond delle banche venete?

 

Alla luce di tutto questo, e avrei in realtà molto altro da dire, mi sento di sconsigliare vivamente chiunque dall’acquistare prodotti bancari (azioni, obbligazioni subordinate, obbligazioni senior…) poiché nessuna tipologia di investimento è sicura, nemmeno i titoli di Stato. In realtà quando si investono i propri risparmi non si fa altro che comprare il debito di qualcun altro, il che è francamente una follia. La cosa migliore da fare allora? Semplice, spendere i propri soldi al fine di evitare che qualcun altro lo faccia al posto nostro, magari proprio in via Monte Nalpoleone.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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