Si è concluso con successo il collocamento con cui ieri Banco BPM ha emesso un bond subordinato Tier 2 per l’importo di 500 milioni di euro. L’operazione è stata rivolta agli investitori istituzionali. Vi hanno partecipato per il 71% asset manager e l’11% banche. Per quanto riguarda la loro provenienza geografica, il 34% arrivava dall’Italia e il restante 66% dall’estero (Regno Unito e Irlanda al 27%, Francia al 15%, Germania, Austria e Svizzera al 7%). Gli ordini sono stati complessivamente per 1,6 miliardi, oltre tre volte l’offerta.
Condizioni esitate al collocamento
Venendo alle condizioni esitate, il bond di Banco BPM è della durata di 12 anni. Arriva a scadenza nel novembre del 2036. Tuttavia, nel novembre del 2031 potrà essere rimborsato in anticipo. Pertanto, si tratta di un’obbligazione “callable” dopo 7 anni dalla data di emissione. Offre una cedola annua fissa del 4,50%, a fronte di un prezzo di 99,882 centesimi. Nel caso di mancato esercizio della call, la cedola sarà rideterminata sulla base del tasso midswap a 5 anni più uno spread di 225 punti base o 2,25%.
Rischi per l’emissione subordinata
L’investitore si assume diversi rischi acquistando questo bond di Banco BPM. Anzitutto, essendo subordinato Tier 2 è rimborsato nel caso di insolvenza dell’emittente solo dopo gli altri bond senior e i correntisti, anche se prima degli azionisti e dei possessori di bond AT1. Il pagamento della cedola può essere sospeso nel caso di perdite nell’esercizio, ma eventualmente verrà cumulato con il pagamento successivo.
Trattandosi di un “callable”, il bond di BPM può essere rimborsato già tra sette anni. In questo caso, l’obbligazionista perde la possibilità di incassare le cedole per i rimanenti cinque anni. Probabile che ciò accada in condizioni di mercato più distese, cioè con tassi di interesse inferiori rispetto ad oggi. D’altra parte, l’investitore corre il rischio opposto, vale a dire di non vedersi rimborsato il capitale alla data di reset fissata.
Fattore liquidità per bond BPM
Infine, il bond di Banco BPM può presentare un rischio di liquidità. Esso origina dalla mancata formazione di un adeguato mercato secondario per le negoziazioni. Due le cause principali nello specifico: l’importo relativamente basso emesso e la natura subordinata del titolo. La seconda allontana tipicamente il mercato retail. Ecco le ragioni per cui emissioni di questo tipo sono riservate in Italia al canale istituzionale.