Banconota da 500 euro, ecco la verità dietro al suo ritiro

La banconota da 500 euro avrebbe le settimane contate. Ecco come e perché sarà fatta fuori dalla BCE.
8 anni fa
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Le ragioni vere della lotta al contante

E allora, quale motivo spingerebbe Mario Draghi a caldeggiare l’addio alla banconota da 500 euro? La risposta si chiama “bail-in” e tassi negativi, ovvero un mix letale per la fiducia del risparmiatore nel sistema bancario. Il primo significa che le banche non saranno più salvate nell’Eurozona a carico del contribuente (era ora!), ma che fino all’8% dei loro passivi devono fare ricadere le perdite sugli azionisti, gli obbligazionisti non garantiti e, infine, sui correntisti per somme superiori ai 100.000 euro.

Se si diffondesse un clima di paura, magari a causa del crac di una o più banche, i clienti potrebbero correre agli sportelli a ritirare il loro denaro, ma spingendo potenzialmente negli abissi tutti gli istituti dell’Eurozona. Questo, però, se l’uso del contante fosse ancora piuttosto elevato e consentito praticamente per ciascun tipo di operazione. E se, invece, si iniziasse a limitarlo, vuoi imponendo limiti alle transazioni cash, vuoi anche non mettendo a disposizione del mercato sufficienti quantità di banconote, specie di taglio più alto, cosa accadrebbe? In pratica, i risparmiatori dovrebbero assistere con rassegnazione alle voci di fallimento di questa o quella banca, confidando che la stessa sorte non tocchi alla propria. Se ritirassero il denaro dai conti, infatti, non potrebbero utilizzarlo, se non forse per qualche spesa più spicciola.

Cliente costretto a tenere soldi in banca

Il discorso non cambia con i tassi negativi. Al fine di stimolare l’inflazione, la BCE ha adottato tassi sotto zero sui depositi delle banche presso i suoi sportelli. Ciò significa che gli istituti sono costretti a pagare una sorta di penale per parcheggiare liquidità a Francoforte. Tale misura diventa per loro un costo, che con il passare del tempo potrebbe essere scaricata sui clienti, altrimenti i loro margini si riducono.

Ma se un correntista si vedesse non solo non remunerato il proprio risparmio, come giù oggi avviene con i tassi zero, ma persino tassato dalla banca, chiuderebbe il conto e preferirebbe tenersi il denaro in contanti sotto il materasso, dove almeno sarebbe custodito gratis. Anche in questo caso, però, rendendogli la vita difficile con l’eliminazione di banconote di grosso taglio, gli risulterà complicato, per ipotesi, smobilitare un conto di 30-40 mila euro, perché dovrebbe portarsi a casa, a suo rischio e pericolo, borse intere di banconote da piccolo taglio.  

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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