Numeri drammatici sulla crisi che bar e ristoranti stanno attraversando ormai da più di un anno a causa delle continue chiusure imposte dall’esecutivo per fronteggiare e contenere la diffusione dell’epidemia Covid-19.
I dati statistici sono quelli diffusi da Confcommercio e derivanti dall’ufficio studi Fipe. Sono circa 15.000 le attività che hanno dovuto abbassare definitivamente serranda nel 2020. A questi si prevede che se ne aggiungeranno altri 35.000 nel 2021, per complessivi 50.000.
Pubblici esercizi che, travolti da questa crisi senza precedenti, non hanno trovato via d’uscita per rimanere in piedi.
Ciò si traduce anche in perdita di posti di lavoro per chi vive di queste attività e dell’intero indotto che gira intorno. A pagare il conto solo soprattutto cuochi, camerieri, barman (stiamo parlando di 234.000 occupati in meno rispetto a due anni fa).
Il 70% di chi è rimasto senza lavoro, poi ha un’età media di 40 anni, ossia persone che hanno certamente sulle spalle mutui, affitti ed altre spese da pagare per poter vivere dignitosamente con la propria famiglia.
Chiusure bar e ristoranti: non c’è più aria per respirare
Lo studio ha rilevato che l’occupazione è calata del
- 25,2% nei ristoranti
- 26,2% nei bar
- 57,4% nelle discoteche.
In merito all’ambito territoriale la “triste” classifica è guidata da Toscana e Lazio (gli occupati sono scesi del 27,6%).
Le imprese, ormai non hanno nemmeno più ossigeno per respirare. Alle attività dei pubblici esercizi e ad altre commerciali sono stati imposti sacrifici e obblighi di chiusura. Nonostante questo il virus continua a correre e quindi probabilmente non siamo noi la causa di diffusione del contagio. Qualcosa non va nella filiera di presidio e gestione della malattia”.
Queste le parole del presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Stoppani, il quale conclude il suo intervento nella speranza che “si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l’ultimo sforzo. Ma occorre programmare la ripartenza sin da subito“.
Potrebbe anche interessarti: