Tecnologia e bassi costi produzione
Secondariamente, la tecnologia avanzata di questi decenni ha incrementato la produttività delle imprese, consentendo loro di produrre a costi sempre più bassi. Lo stesso lavoratore oggi è diventato più produttivo di 20 o 30 anni fa, perché ha la possibilità di concentrare i suoi sforzi su singole fasi del processo produttivo, curando in molti casi quegli aspetti, che le macchine non possono (ancora) soddisfare.
La tecnologia ha creato economie di scala e ha concentrato l’offerta nelle mani di grandi aziende, spesso multinazionali, le quali riescono a effettuare gli ingenti investimenti necessari all’acquisto dei macchinari e del software, abbattendo i costi di produzione.
Concorrenza è ormai globale
Infine, l’innovazione tecnologica ha creato un mercato “virtuale” di dimensioni globali: oggi basta un clic per comprare a prezzi più convenienti da un’azienda con sede all’altro capo del mondo. Dunque, la concorrenza non è più né locale, né nazionale, bensì mondiale e spietata. In tal senso, la tecnologia è forse oggi il vero motore della globalizzazione e anche viceversa. (Leggi anche: Fame nel mondo mai così bassa con globalizzazione)
Resta un’ultima considerazione da fare sulle aspettative d’inflazione. Proprio quelle che Draghi e i suoi colleghi banchieri del resto del mondo sviluppato temono che possano nel tempo disancorarsi, non rispondendo più ai target e rendendo sempre meno efficace la politica monetaria. Se quanto scritto sopra è vero, la crescita dei prezzi è calante da almeno un trentennio: si è partiti dalla doppia cifra di inizio anni Ottanta e si è arrivati a quasi lo zero attuale, passando per un rallentamento in atto già negli anni Novanta e ancora più accentuato con l’arrivo del nuovo Millennio.