Bassi stipendi in Italia? Questi numeri ci spiegano perché

Stipendi in Italia fermi da anni, ma esiste una giustificazione alla base. I numeri non lasciano scampo: assumere in Italia è diventato meno conveniente.
7 anni fa
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Stipendi italiani bassi, più tempo per pagarsi internet
Stipendi italiani bassi, più tempo per pagarsi internet © Licenza Creative Commons

Gli stipendi italiani sono fermi da anni, come sanno benissimo le famiglie. Anche i dati ufficiali confermano quella che è una sensazione generale: nell’ultimo decennio, il costo del lavoro orario è aumentato di poco oltre il 17%, salendo a 27,50 euro nel 2016, anno in cui è risultato in lievissimo calo dello 0,1%, unico caso in Europa. Non c’è perfetta coincidenza tra stipendi e costo del lavoro, in quanto quest’ultimo include anche tutti gli altri oneri a carico dell’impresa, come i contributi previdenziali e la tassazione.

Va da sé, tuttavia, che queste cifre suggeriscono una sostanziale stagnazione degli stipendi percepiti dai lavoratori, che in termini reali sono praticamente invariati da un decennio.

Diverse statistiche ci portano a concludere che non solo gli stipendi degli italiani sono cresciuti poco o niente negli ultimi anni e che la produttività del lavoro è risultata persino in calo, rispetto all’andamento presso le altre economie. Fatta 100 la produttività media nella UE, l’Italia è passata da un livello di 114,3 del 2006 a 106,8 del 2016. Si consideri che nello stesso frangente, nell’Eurozona si è registrata una diminuzione da 109 a 107, sostanzialmente portandosi in linea con i livelli italiani. In Germania, nello stesso arco di tempo, si è scesi da 108 a 106. Il costo del lavoro tedesco si è attestato nel 2016 a 32,50 euro l’ora, in crescita del 26,8% rispetto al 2006, quando le distanze con l’Italia erano inferiori a un paio di euro. (Leggi anche: Stipendi italiani il 20% più bassi di quelli tedeschi e pure in calo)

Produttività del lavoro stagnante da 20 anni in Italia

Dunque, in Italia assumere un lavoratore oggi è diventato relativamente meno conveniente di un decennio fa, quando la produttività media del lavoro nel nostro paese era ancora superiore di circa il 6-7% rispetto al resto dell’Eurozona e del 14% rispetto alla media europea. Tenendo conto dei dati sull’occupazione e sulle ore lavorate, stimiamo in quasi 1.100 miliardi il costo totale del lavoro in Italia su un pil atteso quest’anno del valore di 1.700 miliardi.

In sostanza, il costo del lavoro incide per i due terzi del pil qualcosa meno in Germania.

Fatta 100 la produttività del lavoro nel 2010, in Italia da allora è rimasta invariata, mentre nella UE e nell’Eurozona è mediamente salita del 6% e in Germania qualche decimale meno. Ciò che impressiona è che la produttività italiana risulta praticamente uguale sin dall’anno 2000, quando nel resto d’Europa è cresciuta da allora di oltre il 15%. In pratica, l’Italia ha un problema segnala una stagnazione quasi ventennale nella capacità del suo mercato del lavoro di produrre più ricchezza. Paradossalmente, una ripresa dell’occupazione farebbe persino danni senza una crescita più che proporzionale del prodotto interno lordo, traducendosi in una tendenza calante dei salari, visto che si tratterebbe di suddividere la stessa ricchezza prodotta tra un numero maggiore di lavoratori. (Leggi anche: Stipendi italiani destinati a restare fermi, lo dicono questi dati)

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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