La Banca Centrale Europea (BCE) lancerà il cosiddetto “Central Bank Digital Currency” (CBDC) o “euro digitale” a partire dal mese di ottobre di quest’anno. Perlomeno, questa sarebbe la sua intenzione dopo avere ottenuto il necessario via libera di Commissione, Consiglio ed Europarlamento. Nulla di scontato, tant’è vero che nelle scorse settimane proprio i deputati di Strasburgo avevano per la prima volta messo sotto accusa Francoforte per i numerosi errori di previsione sull’inflazione. E non giova alla credibilità dell’istituto il recente crash accusato dal sistema dei pagamenti elettronici di Target 2 Securities in data 6 marzo.
Timori per stablecoins
L’idea dell’euro digitale è discussa da anni all’Eurotower e starebbe subendo un’accelerazione sul timore che l’amministrazione Trump possa fare le scarpe all’Europa, puntando sulle stablecoins.
L’iniziativa è ignota alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica dell’Unione Europea, a dimostrazione di quanto sia stata concepita (come del resto tutto a Bruxelles) in maniera elitaria e autoreferenziale. Si tratterebbe di offrire ai cittadini un nuovo metodo di pagamento alternativo al contante. L’Europarlamento ha preteso nelle scorse settimane l’impegno della BCE a garantire, in ogni caso, i pagamenti cash.
Euro digitale nuovo metodo di pagamento
In pratica, i cittadini avrebbero l’opportunità di aprire un conto corrente direttamente presso la BCE e senza passare più per le banche commerciali. In cambio, riceverebbero un certo tasso di interesse e potrebbero effettuare i pagamenti elettronici in alternativa ai circuiti internazionali gestiti da colossi come Visa e MasterCard. Una soluzione che non piace, ovviamente, al sistema bancario. C’è il rischio che fiumi di denaro vadano persi in favore della BCE, verosimilmente percepita più sicura.
Anche a parità di interessi offerti, infatti, i risparmiatori potrebbero optare per parcheggiare il proprio denaro a Francoforte.
Questa accelerazione sembra conseguire alla necessità dell’UE di reperire risorse per finanziare il famoso riarmo europeo di cui si discute da settimane. La Commissione ha proposto un piano da 800 miliardi di euro in 4 anni, ma tutto a debito. I mercati non hanno reagito bene, facendo schizzare i rendimenti obbligazionari. La presidente Ursula von der Leyen ha parlato della necessità di “rivolgersi ai risparmi privati per gli investimenti necessari”. Da Bruxelles fanno presente che sui conti correnti europei esistano 10.000 miliardi di euro, il 70% dell’intero risparmio privato. Solamente per il 30% esso risulta investito in asset fruttiferi.
Possibile commistione BCE-UE
E poiché i commissari hanno a cuore che le famiglie riescano a guadagnare dai loro investimenti, ecco che l’idea dell’euro digitale appare tutt’altro che buttata lì a caso. Come farebbero i risparmi privati a finanziare programmi pubblici, a meno di immaginare una qualche forma di coazione a cui non vogliamo dare credito? Il meccanismo può rivelarsi più semplice di quanto pensiamo. Il cittadino porta alla BCE il proprio denaro, convinto che serva a diffondere un nuovo metodo di pagamento alternativo ai cattivi oligopolisti americani. Ottiene un minimo interesse e non sa che i suoi risparmi finirebbero probabilmente per essere prestati dalla BCE all’UE, così che questa possa disporne come meglio crede.
Un simile schema, però, sancirebbe la nascita di un rapporto di credito tra BCE e UE. La seconda dovrà restituire il denaro alla prima, per cui il problema del debito si sposterebbe dai mercati finanziari a quello istituzionale. In ogni caso, non ci sarebbe l’assillo di come reperire le risorse e il tutto avverrebbe verosimilmente a basso costo. La BCE si limiterebbe anche solo a prestare all’UE allo stesso tasso o poco più alto di quello offerto ai risparmiatori. L’euro digitale si trasformerebbe in un finanziamento occulto al governo comunitario, come se i soldi alle Poste finissero nelle mani del Tesoro per farne ciò che desidera.
Euro digitale per accaparrarsi il risparmio privato?
Non è neanche detto che con il tempo servirà offrire alcunché ai risparmiatori per attirarli alla BCE. Una volta vinta la concorrenza delle banche commerciali, le quali si rintanerebbero al solo mercato dei servizi, Francoforte avrebbe la possibilità di azzerare i tassi senza per questo perdere depositi. Anzi, nell’ipotesi estrema dei tassi negativi riuscirebbe a drenare ricchezza dai risparmiatori. A quel punto, girerebbe il denaro all’UE a costo zero, con cui questa potrebbe finanziare ogni presunta emergenza a debito e senza rendere conto a nessuno. L’euro digitale sarà il cavallo di Troia per mettere le mani sul risparmio privato?