La Banca Centrale Europea (BCE) ha scelto la via della prudenza al board di questo giovedì ad Atene. Si è presa una pausa sui tassi di interesse e non ha annunciato alcuna misura alternativa di restrizione monetaria. Non poteva fare forse altrimenti, attenendosi all’approccio “data dependent”. E i dati macro non sono positivi nell’Eurozona, sempre più a rischio recessione. E’ l’occasione giusta per fare il punto sul possibile impatto sui mutui a tasso variabile e fisso che scaturisce dal board di tre giorni fa.
Come sappiamo, la stretta sui tassi di interesse ha fatto rincarare prestiti e mutui nell’ultimo anno. Il mercato del credito in Italia sta ripiegando, tant’è che a settembre i tassi medi sulle nuove erogazioni relative ai mutui sono leggermente scesi. Questo è stato, a dire il vero, l’obiettivo della BCE, cioè di contrarre la domanda interna (consumi, investimenti e spesa pubblica) per frenare la corsa dell’inflazione.
Mutui tasso variabile, segnali da Euribor
Ora che i tassi BCE non sono più saliti, cosa potrà accadere al mercato dei mutui a tasso variabile e a quello fisso? Da un paio di settimane, notiamo sul mercato monetario che l’Euribor a 3 mesi ha smesso di salire dopo avere sfiorato il 4%, tasso massimo da quindici anni a questa parte. Un ripiegamento c’è stato anche per l’Eurirs alle varie scadenze nelle ultime sedute. Non è un mistero che all’Euribor siano agganciati i mutui a tasso variabile e all’Eurirs i mutui a tasso fisso.
La pausa sui tassi BCE ha un impatto più diretto sul tratto breve della curva delle scadenze. Questo dovrebbe comportare, se non una ulteriore discesa, perlomeno una frenata dell’Euribor nelle prossime settimane. Le previsioni del mercato non escludono, tuttavia, un aumento da qui a pochi mesi, prima che inizi la discesa già nella prima parte dell’anno prossimo.
Mutui tasso fisso, pesa l’inflazione
Quanto al mercato dei mutui a tasso fisso, il discorso è un po’ più complicato. Il tratto lungo della curva, che riguarda sostanzialmente l’Eurirs, non è sotto il controllo diretto della BCE. Anzi, teoricamente una pausa sui tassi potrebbe finire per surriscaldare le aspettative d’inflazione nell’Eurozona, le quali incidono sui rendimenti a lungo termine. E a loro volta questi si ripercuotono sull’Eurirs. Non sembra questo il caso. Se la BCE si è mostrata cauta sui tassi, è perché sull’inflazione prevalgono le incertezze sull’andamento futuro dell’economia. La stabilità dei prezzi non è stata ancora centrata, ma allo stato attuale non sembra che i prezzi al consumo siano destinati a volare nel medio e lungo termine con una domanda in ritirata.
Ciò premesso, i nuovi mutui a tasso fisso potrebbero restare immutati prima di essere ritoccati con offerte di rate più basse. Le minacce da petrolio e altre materie prime restano, ma al netto di esse dovremmo assistere a una riduzione ulteriore dei tassi d’inflazione entro la fine dell’anno. E il mercato dei mutui, siano essi a tasso fisso che variabile, non potrà che beneficiarne, pur non necessariamente nell’immediato.