I rendimenti decennali italiani se ne stavano buoni sotto il 3,50% appena un mese fa, prima che la Germania annunciasse un piano di riarmo e investimenti infrastrutturali in deficit per 1.000 miliardi di euro. Una decisione che ha sconvolto il mondo, in quanto proviene da un’economia nota per la sua parsimonia nella gestione delle finanze statali. I Bund a 10 anni sono precipitati di prezzo ed esplosi di rendimento, trascinando con sé tutti gli altri bond dell’Eurozona. Alla luce di questo episodio in sé “storico”, può la Banca Centrale Europea (BCE) reagire eventualmente con l’attivazione dello scudo anti-spread?
Germania può aumentare spesa militare in deficit
Questa è la domanda che da alcuni giorni gira tra gli analisti dei mercati.
Il fatto è questo: la Germania è uno dei pochi stati dell’Unione Europea che potrà permettersi di alzare la spesa militare nei prossimi anni. Paesi come Francia, Italia e Spagna non possono; non certo in deficit. O, comunque, dovranno fare molta attenzione a non indisporre i mercati, essendo già alle prese con rispettivi debiti elevati.
In questa storia esiste un paradosso. Se anche gli altri stati decidessero di mantenere inalterata la spesa militare o di aumentare con le dovute coperture finanziarie, subirebbero ugualmente gli effetti del riarmo tedesco in deficit. Il solo effetto annuncio di Berlino ha fatto lievitare i rendimenti nell’Eurozona sull’attesa di un aumento del debito tedesco. Per l’Italia siamo nell’ordine dello 0,40% in più, che si traduce in maggiori costi di emissione sull’intero debito per almeno una decina di miliardi di euro all’anno (a regime).
Cos’è lo scudo anti-spread
In pratica, l’Italia e altri stati rischiano di pagare per i deficit della Germania, anche se non seguissero quest’ultima sulla sua stessa strada. Può intervenire lo scudo anti-spread? Anzitutto, spieghiamo di cosa parliamo. Nel luglio del 2022, la BCE varò il cosiddetto Transmission Protection Instrument (TPI) per arrestare l’incipiente speculazione ai danni dei titoli di stato italiani nell’attesa di alzare i tassi di interesse contro l’alta inflazione nell’area. Questo piano mirò sin da subito a contenere gli spread. Prevede acquisti dei bond oggetto di “sell-off” allo scopo.
Le pecche di questo scudo anti-spread sono numerose. E’ condizionato al rispetto dei parametri del Patto di stabilità, deve essere richiesto dal governo interessato e gli acquisti non potranno interferire con la politica monetaria. Pertanto, saranno quantitativamente limitati. Il piano non è mai stato testato. In sé, il varo è bastato ad oggi a mantenere la calma sui mercati. La sua attivazione avverrebbe nel caso in cui la BCE ritenesse “ingiustificata” la divaricazione dei rendimenti su uno o più mercati sovrani. E poiché la maggiore spesa militare verrebbe scorporata dal deficit ai fini del Patto, Francoforte avrebbe titolo per muoversi, specie in difesa di Paesi come Italia con deficit già quest’anno atteso sotto il tetto del 3%.
Spread in calo con riarmo tedesco
E sarebbe senza dubbio ingiustificato un aumento dei rendimenti italiani, francesi, spagnoli, ecc.
, in conseguenza del rialzo di quelli tedeschi. Tuttavia, vale la pena soffermarsi su un punto: gli spread nelle ultime settimane si sono ristretti, non allargati. I Bund hanno fatto relativamente peggio. Dunque, formalmente la BCE non avrebbe motivo per attivare lo scudo “anti-spread”, semplicemente perché non c’è lo spread. Addirittura, qualcuno profetizza il suo azzeramento entro breve. Il guaio è che lo spread può anche annullarsi, ma il rischio sovrano salire per via dell’aumento dei rendimenti (in linea con i Bund).
Per essere concreti, se il Bund a 10 anni salisse stabilmente al 4% insieme al BTp, la Germania potrebbe permettersi di sostenere la maggiore spesa per interessi, l’Italia rischierebbe. Da qui a immaginare l’attivazione dello scudo anti-spread, però, ve ne passa. La questione diverrebbe più strutturale: da un lato gli alti rendimenti rischiano di rendere inefficace il meccanismo di trasmissione della politica monetaria, dall’altro possono inguaiare l’intera economia nell’Eurozona. La vera soluzione sarebbe abbassare i tassi di interesse, inflazione permettendo. Ma ciò placherebbe il tratto breve della curva, mentre il tratto lungo dipende dalle aspettative d’inflazione e dai rischi sovrani percepiti.
Scudo anti-spread soluzione improbabile
La BCE dovrà mostrarsi severa nel contrastare l’inflazione, altrimenti si ritroverebbe a gestire curve dei tassi sempre più ripide e conti pubblici nazionali allo sbando. Per farlo, anziché imbracciare lo scudo anti-spread, potrebbe essere costretta a rialzare i tassi o a tenerli più alti di quanto previsto e/o per un periodo più lungo. C’è, infine, un altro canale di intervento: il Quantitative Tightening. I reinvestimenti dei bond a bilancio potrebbero presto riprendere, magari per importi limitati e coincidenti con la prevista crescita della spesa militare in deficit. Una cosa è sicura: il riarmo serve; ma se può permetterselo la sola Germania, nei fatti non esiste.
giuseppe.timpone@investireoggi.it