Oggi la BCE taglierà i tassi di interesse senza compromettere la stabilità dei prezzi: con la lira fu diverso

La Banca Centrale Europea (BCE) taglierà oggi i tassi di interesse senza compromettere la stabilità dei prezzi, con la lira era diverso.
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2 mesi fa
2 minuti di lettura
Taglio dei tassi BCE senza compromettere la stabilità dei prezzi
Taglio dei tassi BCE senza compromettere la stabilità dei prezzi © Licenza Creative Commons

Si riunisce oggi per la penultima volta in questo 2024 il Consiglio dei governatori della Banca Centrale Europea (BCE) e quasi certamente deciderà di tagliare i tassi di interesse per la terza volta. Fino a poche settimane fa, il mercato e la stessa BCE prevedeva che il terzo taglio sarebbe arrivato a dicembre. Ma i nuovi dati macro hanno indotto Francoforte a confidare sul raggiungimento della stabilità dei prezzi prima del previsto e potendosi permettere anche nel frattempo di abbassare il costo del denaro.

Stabilità dei prezzi con target 2%

A settembre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dell’1,8% nell’Eurozona, ai minimi da aprile 2021 e per la prima volta sotto il target del 2% dal giugno 2021. La BCE è per statuto obbligata a mantenere la stabilità dei prezzi nell’area, la cui definizione è stata fissata come tasso d’inflazione a medio termine del 2%. Non basta centrare tale dato solamente per un mese al fine di poter cantare vittoria. Serve che esso si stabilizzi attorno a quella percentuale. Un obiettivo che l’istituto ritiene di poter centrare entro la prima metà del prossimo anno.

Errore sui tassi BCE nel 2022

Non c’è compito più difficile per una banca centrale di tagliare o alzare i tassi nel momento sbagliato. Due anni fa, la BCE intervenne troppo tardi nel varare la stretta monetaria. Per mesi il governatore Christine Lagarde definì l’inflazione un fenomeno “transitorio” determinato dall’aumento dei costi per l’energia e dai “lockdown”. In piena estate l’istituto dovette correre ai ripari, ma i buoi erano già scappati dalla stalla. In autunno, l’inflazione nell’area esplose fino a ridosso dell’11%.

Lo stesso problema sulla tempistica si è posto quando a giugno la BCE iniziò a tagliare i tassi. C’era il rischio che potesse compromettere il raggiungimento della stabilità dei prezzi, come detto ancora da agguantare del tutto.

Per fortuna non sembra ad oggi che il primo taglio sia arrivato troppo presto. La prudenza resta d’obbligo, perché i fattori che incidono sull’inflazione possono mutare anche velocemente nella direzione indesiderata.

Credibilità essenziale per banche centrali

La credibilità per una banca centrale è tutto. La BCE, pur con qualche errore commesso nel suo primo quarto di secolo di vita, può definirsi altamente credibile. Lo dimostrano i dati. Dal gennaio del 1998, mese in cui l’euro entrò ufficialmente in vigore come moneta comune a dodici paesi, l’inflazione media annua nell’area è stata del 2,15%, sostanzialmente in linea con la definizione di stabilità dei prezzi. L’inflazione italiana è stata ancora più bassa: 1,92%. Pensate che nello stesso arco di tempo precedente all’ingresso nell’euro, l’Italia aveva registrato in media una crescita tendenziale dei prezzi del 9,72%.

In altre parole, in quasi ventisei anni di vita dell’euro i prezzi al consumo in Italia sono cresciuti intorno al 63% in tutto, mentre nello stesso periodo precedente di ben il 990%. Le nuove generazioni non hanno conosciuto fenomeni minacciosi per la stabilità dei prezzi, se non negli ultimissimi anni, a differenza delle generazioni passate abituate a una crescita dei prezzi spesso in doppia cifra. E’ stato merito dell’euro, anche se la storia sarebbe potuta andare diversamente anche prima.

Minaccia a stabilità dei prezzi sventata con l’euro

La mancata stabilità dei prezzi negli ultimi decenni della lira italiana non fu un destino inesorabile, bensì il frutto avvelenato di una Banca d’Italia costretta a finanziare gli enormi deficit di bilancio dei governi. Solo con il “divorzio” tra Bankitalia e Tesoro del 1981 si registrò un’inversione di tendenza per l’inflazione, seppure non anche per i saldi fiscali. La credibilità di Palazzo Koch era stata persa, tuttavia, definitivamente. Per noi italiani l’adesione all’euro divenne indispensabile non solo per cercare di pagare minori interessi sul debito pubblico, ma anche per ottenere tassi d’inflazione in linea con le altre grandi economie europee.

Pur con tutte le critiche possibili e immaginabili, la BCE resta un’ancora di salvezza per il nostro potere d’acquisto.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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1 Comment

  1. obiettivo il 2% inflazione, da quando di grazia?da pre covid? da ultimo decennio…? nel mondo REALE il settore alimentate costa almeno il 20% in piu’con picchi del 100% come olio oliva …le forniture dei gestori seguono la politica del divedendo con lo stato complice a incassare maggior iva e imposte varie sui soliti noti che non hanno isee basso, le tasse imu in primis non sono mai calate, le multe un salasso..ma questi euroGENI vivono su questo pianeta o su marte? e meno male che dicevano di voler salvare il ceto medio…ormai in coma profondo

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