La BCE non molla la presa sui tassi d’interesse, la vera domanda è per quanto tempo li terrà fermi

La Banca Centrale Europea (BCE) continuerà ad aumentare i tassi d'interesse, anche se non è chiaro fino a quando li terrà invariati.
2 anni fa
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Tassi BCE alti contro inflazione

Le aspettative d’inflazione nell’Area Euro restano elevate da troppo tempo e servono ulteriori aumenti dei tassi d’interesse per “raffreddarle”, stando al Bollettino economico della Banca Centrale Europea (BCE). Il numero due dell’istituto, lo spagnolo Luis de Guindos, ha avvertito che la stretta monetaria proseguirà, pur aggiungendo che “il grosso è stato fatto”. A metà giugno, dunque, con ogni probabilità i tassi di riferimento saliranno al 4%. Salvo sorprese, nuovo rialzo a luglio al 4,25%. E questo dovrebbe essere l’ultimo.

Dovrebbe, perché molto dipenderà dall’andamento dell’inflazione di fondo, quella al netto della componente energetica e dei generi alimentari. Ad aprile, è scesa per la prima volta dopo dieci mesi, rallentando dal 5,7% al 5,6%. Resta nettamente superiore al target del 2%.

Fine della stretta monetaria si allontana

I tassi sui depositi bancari arriverebbero così fino al 3,75% dal 3,25% attuale. E’ quanto scontano anche i futures sull’Euribor a 3 mesi sui mercati. E le buone notizie arrivate in queste settimane per l’economia italiana, quasi per paradosso, rappresentano una cattiva notizia per coloro che invocano la tregua monetaria. Più l’economia nell’Area Euro si mostra resiliente al rialzo dei tassi BCE, più Christine Lagarde potrà proseguire con la stretta senza preoccuparsi eccessivamente dell’impatto. Se ad andare bene e meglio delle previsioni è, poi, l’economia più indebitata dopo la Grecia, ci sarebbe poco da temere.

Da luglio, la BCE cesserà del tutto di riacquistare i bond in scadenza che detiene nel proprio portafoglio a seguito del varo del Quantitative Easing nel 2015. Di fatto, si traduce già in un aumento ulteriore dei tassi di mercato, cioè del costo del denaro. La vera domanda non sembra essere più fino a quale livello i tassi BCE saliranno. Adesso, l’incognita riguarda la durata della fase restrittiva. In altre parole, quando arriverà il primo taglio dei tassi?

A tale proposito, qualcosa di più ce la dice il grafico sui rendimenti del Bund a 2 anni.

I titoli di stato tedeschi fungono da “benchmark” per l’intero mercato obbligazionario nell’Area Euro. Questi erano scesi fino a un minimo di circa il 2,30% a marzo, mentre a inizio maggio stavano poco sopra il 2,50%. Venerdì scorso, erano risaliti al 2,85%. Praticamente, in due mesi hanno guadagnato oltre mezzo punto percentuale. E nelle ultime settimane, circa un terzo di punto. Gran parte di tale risalita si deve al superamento delle tensioni finanziarie legate alla crisi bancaria. Queste avevano spinto il mercato a rifugiarsi nei safe asset e al contempo a scontare la fine prematura della stretta sui tassi BCE.

Rendimento Bund 2 anni

Tassi BCE alti più a lungo?

Un Bund a 2 anni più redditizio significa che, una volta che i tassi di riferimento saranno saliti al culmine atteso al 4,25%, vi resteranno probabilmente più a lungo di quanto previsto nelle settimane passate. Sempre i futures intravedono già un primo taglio dei tassi BCE nel primo trimestre del 2024, seguito da un secondo nel secondo trimestre. Gli analisti iniziano a immaginare tempi più lunghi. Probabile, quindi, che la svolta monetaria si abbia a partire dal secondo trimestre. Prematuro parlarne, dato che prima la stretta dovrà completarsi e i dati macro dovranno giustificare un cambio di passo.

Chiaramente, più i tassi BCE resteranno elevati e maggiori le pressioni sui titoli di stato italiani. A questi ritmi, ogni mese che passa l’Italia emette circa 40 miliardi di euro di debito pubblico. Lo spostamento di un trimestre in avanti del taglio dei tassi ha implicazioni non marginali sulla spesa per interessi. Poiché la durata media di un bond emesso dal Tesoro italiano è di sette anni, una volta che i rendimenti salgono, pesano per più bilanci dello stato. D’altra parte, inutile fare calcoli, quando ad oggi abbiamo un’inflazione al 7%.

Per quanto sia verosimile che alla BCE abbiano studiato un piano di uscita dalla stretta, sarebbe un boomerang parlarne a incendio in corso. Solo un improvviso e drastico ripiegamento dell’economia europea accelererebbe i tempi della discussione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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