Lo Stato fa il pieno di entrate fiscali con la benzina. Il caro carburanti, se da un lato fa piangere i portafogli delle famiglie, dall’altro fa sorridere il Tesoro che incassa più soldi.
Il costo della benzina in Italia, a causa delle tensioni sui mercati petroliferi per via della guerra in Ucraina, hanno fatto lievitare il prezzo a oltre 2 euro al litro. Una impennata dei prezzi di circa il 40% in pochi mesi.
Benzina alle stelle, supera 2 euro al litro
Ma quello che bisogna sapere è che sui carburanti gravano tasse sproporzionate.
Su ogni litro di benzina grava complessivamente il 48% di tasse, ripartite fra accuse e IVA al 22%. Un po’ meno sul litro di diesel (43% di tasse), anche se il costo della materia prima è maggiore.
Ne deriva che per ogni litro di benzina che costa 2 euro, vanno allo stato 96 centesimi, quasi la metà, costituiti più che altro da un infinito elenco di accise nazionali e regionali.
I costi della benzina
Sul calcolo del prezzo finale della benzina alla pompa incidono diversi costi fissi. Come i costi di raffinazione, stoccaggio, distribuzione, trasporto. Per non parlare delle componenti fiscali rappresentate dalle accise e dall’Iva.
In sostanza, circa i due terzi della componente del prezzo finale della benzina è rappresentato da costi fissi. Ne consegue che la variazione della materia prima incide sul prezzo finale relativamente poco.
In altre parole, non è solo la componente energetica che fa salire il prezzo della benzina, ma tutti gli altri costi fissi e le componenti fiscali che pesano a valle sulle tasche del contribuente.
Sul carburante, in Italia, pesa anche l’innumerevole presenza di accise (ben 17) che, oltretutto, non trovano manco più giustificazione per i tempi in cui viviamo.
Come ad esempio, le accise sul finanziamento della guerra in Etiopia del 1935-36 o la crisi del canale di Suez del 1956. Ma anche la ricostruzione dopo il disastro del Vajont nel 1963 e l’alluvione di Firenze del 1966.