E se Berlusconi volesse eliminare Renzi?
Siamo sicuri, quindi, che la strategia reale di Berlusconi sia di stringere un’alleanza con Renzi dopo le elezioni? A favore di questa tesi ci sta l’interesse a tutelare le proprie aziende. In fondo, gli ultimi due governi del PD non solo non lo hanno sfavorito sul piano economico, ma lo hanno anche difeso negli ultimi tempi da un tentativo di scalata dei francesi di Vivendi ai danni del suo controllo in Mediaset.
Detto ciò, l’ex premier potrebbe essere ancora più volpe di quanto non dia a credere, puntando a ostentare benevolenza verso Renzi, in modo da creargli problemi nel PD. D’altra parte, a sinistra per essere odiati dagli elettori e dai dirigenti basta poco, ma l’essere anche solo lontanamente associati al nemico dal 1994 in poi può segnare la fine di una carriera in un battibaleno. La nemesi renziana, quel Massimo D’Alema oggi a spingere per strappare consensi alla sinistra del PD, deve la sua caduta agli inferi sul piano politico-elettorale proprio alle accuse di inciucio con Berlusconi, ai tempi in cui fu premier e anche quando al governo vi era Romano Prodi. E nemmeno D’Alema riuscì a tornare a Palazzo Chigi dal 2000 in poi, dopo avere perso malamente una tornata amministrativa, quella delle regionali, vinte allora dal centro-destra berlusconiano. (Leggi anche: Perché Renzi è una zavorra per il PD)
Viene il dubbio, quindi, che il leader di Forza Italia si ponga come obiettivo la distruzione dall’esterno del PD, facendolo esplodere per effetto delle divisioni al suo interno e confidando di limitare i danni a destra, perché i voti perduti dai delusi andrebbero a finire nelle mani “sicure” del Carroccio, al limite ingrossando anche le file dell’inconcludente Movimento 5 Stelle. Se riuscisse nell’intento, avrebbe portato a casa il capolavoro politico di maggiore rilievo in quasi un quarto di secolo di politica: la fine del centro-sinistra, che salterebbe in aria sulle spoglie del suo nemico.