Berlusconi spiato dagli USA di Obama, ma non è la prova di un complotto

Complotto contro il governo Berlusconi, spiato tra il 2008 e il 2011? Ecco perché non sembra che sia il caso.
9 anni fa
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Le tensioni con Merkel e Sarkozy

Che Berlusconi fosse inviso al duo franco-tedesco, rappresentato da Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, è fin troppo scontato. Che Germania e Francia non vedessero l’ora che il premier italiano andasse a casa, anche. Alla base di questi screzi c’era la convinzione che il nostro paese rappresentasse un pericolo per la tenuta dell’euro e del sistema bancario dell’Eurozona, a causa della riluttanza del governo di centro-destra di attuare le riforme necessarie, a loro dire, per calmare i mercati.

Tuttavia, il legame tra lo spionaggio su autorizzazione della Casa Bianca e il complotto manca. Non c’è traccia, insomma, di quella che gli americani chiamano la “smoking gun”, la pistola fumante, la prova regina. Silvio Berlusconi non è stato, infatti, l’unico ad essere spiato in quegli anni, ma è noto ormai da molto tempo che lo fossero anche Angela Merkel e il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

La posizione di Obama nel 2011

Ora, se complotto doveva essere, sarebbe alquanto strano che gli USA facessero intercettare anche le conversazioni di quella che avrebbe dovuto recitare proprio il ruolo di attore principale di quel complotto, ovvero la cancelliera. Inoltre, c’è un episodio che smentirebbe tale ipotesi. Nell’ottobre del 2011, un mese prima della caduta del governo Berlusconi, a Cannes, Francia, si tenne un drammatico G20, dove è acclarato ormai che il presidente della Commissione europea di allora, José Manuel Barroso, Merkel e Sarkozy presero da parte il ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, e il premier spagnolo Luis Zapatero e chiesero loro espressamente di fare richiesta di aiuto immediatamente al Fondo Monetario Internazionale, al fine di porre fine alla crisi dei mercati, ma sottoponendosi così a un vero e proprio commissariamento. A raccontarlo è stato in un libro proprio Zapatero, che scrive come abbia provato persino paura in quegli attimi, sentendo una forte pressione, tuttavia, rigettando le sollecitazioni insieme all’Italia.

Zapatero aggiunge che nei corridoi, uscendo dalla sala dove si erano esercitate le pressioni, fu certo di sentire citare il nome di Mario Monti.    

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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