Crisi Big Tech o solo correzione?
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Big Tech in crisi o salutare correzione? Wall Street sempre più in mano alle Sette Sorelle

I colossi della Big Tech ripiegano dai massimi, ma non è detto che la correzione non sia salutare. Eccessiva la concentrazione azionaria.
3 mesi fa
3 minuti di lettura

E’ stato un duro colpo al prestigio della Big Tech il tracollo di queste ultime settimane. Se ha fatto scalpore la caduta della Borsa di Tokyo di lunedì (-12,40%), che ha contagiato le altre borse mondiali, è da luglio che Wall Street mostra qualche cedimento. E sono, in particolare, le Sette Sorelle a trascinare i listini al ribasso. Parliamo delle prime sette grandi società per capitalizzazione: Apple, Microsoft, Nvidia, Alphabet (Google), Amazon, Meta (Facebook) e Tesla. Insieme, ancora dopo lunedì valevano più di 14.400 miliardi di dollari e incidevano per il 33% dell’intero S&P 500.

Big Tech in ripiegamento

In pratica, questi sette colossi della Big Tech rappresentano appena l’1,4% di tutte le società quotate nel principale indice azionario mondiale, ma valgono un terzo di esso. Questo ci dice che, in media, le Sette Sorelle capitalizzano a circa 23,5 volte una qualsiasi altra quotata nell’indice. In effetti, parliamo di ben due società a quota 3.000 miliardi o più (Apple e Microsoft), anche se erano arrivate a tre con Nvidia. Altre due valgono almeno 2.000 miliardi o più (Nvidia e Alphabet), altre due sopra i 1.000 e fino a 2.000 miliardi (Amazon e Meta) e, infine, troviamo Tesla con più di 620 miliardi di capitalizzazione.

  • Società Market cap Cali % dai massimi Cali in valore assoluto Rapporto p/e
  • Apple / 3.190 / -10,58% / -377,43 / 31
  • Microsoft / 3.000 / -14,56% / -511,23 / 34
  • Nvidia / 2.520 / -26% / -885,4 / 59
  • Alphabet / 2.020 / -16.08% / -387 / 23
  • Amazon / 1.840 / -19,09% / -434,13 / 41
  • Meta / 1.230 / -11,89% / -166 / 24
  • Tesla / 623,18 / -22,08% / -176,6 / 50

Concentrazione azionaria senza precedenti

Rispetto ai massimi di luglio, risultano avere perso quasi 3.000 miliardi in borsa, ovverosia la media del 17%. Si va dal -26% di Nvidia, pari a -885 miliardi in valore assoluto, fino a scendere al -10,6% di Apple (-377 miliardi). Stiamo assistendo a una crisi della Big Tech o ad una salutare correzione? Probabile che si tratti della seconda ipotesi. E lo dovremmo auspicare per non ritrovarci nelle medesime condizioni di un quarto di secolo fa, quando esplose la bolla dot.

com.

Il punto è che mai a Wall Street c’era stata una tale concentrazione azionaria. Le Sette Sorelle smuovono il mercato. Ormai non si capisce più immediatamente quando gli indici ripiegano, se si tratti di un calo generalizzato o se esso riguardi le poche, grandi società che incidono per buona parte della capitalizzazione complessiva. Questa concentrazione non arriva a caso, ma è conseguenza di una estrema concentrazione dell’offerta di mercato in pochissime mani. Ad esempio, Google non ha praticamente rivali tra i motori di ricerca. E Amazon non teme alcuna concorrenza sullo shopping online, avendo distrutto persino gran parte del commercio presso i negozi fisici.

Timori su bolla e sovrainvestimenti in IA

L’elevata capitalizzazione non è di per sé indiziaria di una bolla finanziaria. Sappiamo che, in media, le società quotate nell’indice S&P 500 quotano a circa 27 volte i loro profitti. Considerate che Alphabet mostra un rapporto prezzi/utili di 23 e Meta di 24. Tuttavia, arriviamo fino ai 50 di Tesla e ai 59 di Nvidia. Queste appaiono ad oggi le società più iper-comprate, anche se dietro vi sarebbe una ragione. Il mercato sta comprando i profitti futuri attesi, nella speranza evidentemente che si materializzeranno. Tesla è all’avanguardia nel business delle auto elettriche, le cui vendite (va detto) non stanno decollando realmente nel mondo.

Quanto a Nvidia, è attiva nel segmento dell’Intelligenza Artificiale. La Big Tech vi ha investito 106 miliardi di dollari nel primo semestre dell’anno e si stima che gli investimenti saliranno a 1.000 miliardi in cinque anni. Il mercato inizia a chiedersi, però, se i ritorni vi saranno o se siamo dinnanzi a una gigantesca bolla. Impossibile capirlo a priori. Parliamo di un business allo stato incipiente, con potenzialità enormi, anche se ancora scarsamente comprensibile ai più e con possibili risvolti legislativi imprevisti.

I governi potrebbero imporre una stretta generalizzata per impedire, ad esempio, la distruzione di eccessivi posti di lavoro e/o a garanzia della privacy e dei diritti umani.

Su Big Tech cambiato umore

Una cosa sembra assodata dopo i cali di questi giorni: la Big Tech sarà guardata con maggiore razionalità nel prossimi futuro. E’ da anni che il comparto si è trasformato in un pellegrinaggio per i capitali di tutto il mondo, quasi che un ignoto automatismo fosse capace di moltiplicarne il valore con certezza e in breve tempo. La gestione passiva ha contribuito parecchio al trend. Tutto questo non è finito, ma si sta già imponendo un maggiore equilibrio. Se anche Warren Buffett in appena sei mesi ha più che dimezzato il numero di azioni Apple in portafoglio, significa che l’umore è cambiato tra i grandi finanzieri di Wall Street.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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