Secondo Deloitte, il calcio europeo ha fatturato 28,4 miliardi di euro nella stagione 2017/2018. Di questi, il 55% arriva dai primi cinque campionati: Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue 1. Ma il campionato italiano arranca e amplia le distanze rispetto ai primi tre, con quello inglese a mantenere saldamente il primato e Germania e Spagna a darsi battaglia per la seconda posizione. A fronte dei 5,44 miliardi incassati dalle prime 20 squadre inglesi, le 18 tedesche hanno fatturato 3,17 miliardi, le spagnole poco meno di 3,1, le italiane 2,2 e le francesi solo 1,7 miliardi.
Serie A, quanto vale il biglietto per l’Europa?
In dettaglio, gli spettatori inglesi sono stati nella scorsa stagione pari alla media di 38.500 a partita, meno dei 43.900 tedeschi, ma più dei 26.800 spagnoli e, soprattutto, dei 23.850 italiani e i 22.575 francesi. Sappiamo già che i tifosi allo stadio nella stagione appena terminata in Italia sono cresciuti alla media di 25.237 per ogni partita di Serie A, registrando una crescita su base annua del 5,8%. Ma il recupero non è certo tale da compensare l’ammanco di entrate ai botteghini, accusato nel confronto con gli altri principali campionati europei.
Biglietti allo stadio più cari all’estero
Facendo la media tra Premier League, Bundesliga e Liga spagnola, otteniamo una frequenza complessiva per stagione pari a quasi 12,5 milioni di tifosi, 3 in più della Serie A. Questo spiega parzialmente i minori incassi italiani, pari solamente a 257 milioni, superiori ai 191 della Francia, ma nettamente più bassi dei 510 della Spagna, dei 538 della Germania e dei 757 dell’Inghilterra. In media, quindi, scopriamo che ciascun biglietto (abbonamento compreso) si paga 51,70 euro in Premier League, 50,13 in Liga, 40,14 in Bundesliga e solo 28,37 in Serie A e 22,30 in Ligue 1.
In altre parole, gli stadi italiani sono mediamente vuoti nel corso del campionato, attirando tifosi per una media del 59% rispetto alla capienza, quando in Inghilterra si tocca il tutto esaurito con il 96%, in Germania con il 90% e in Spagna con il 70%. Persino la Francia con il 72% ci supera. Ciò significa che abbiamo stadi mediamente grandi rispetto al loro grado effettivo di utilizzo. Se riuscissimo ad attirare un pubblico in misura pari ai primi tre campionati, i tifosi della Serie A occuperebbero tra il 77% e il 78% dei posti disponibili. Se riuscissimo, poi, a fare pagare loro un prezzo per biglietto in linea con la media tra Inghilterra, Germania e Spagna, pari a circa 47,30 euro, i maggiori incassi ai botteghini sarebbero di 346 milioni a stagione, facendo lievitare la cifra totale a oltre 600 milioni.
Evidente che una simile operazione non sarebbe sostenibile nell’immediato: i tifosi pagherebbero prezzi dei biglietti dei due terzi più alti di oggi solo a patto di assistere a partite ben più allettanti. Servono nomi altisonanti, un campionato più competitivo e una migliore gestione degli stadi, ancora di proprietà pubblica, salvo rare eccezioni, tra cui Juventus e Udinese. Solo così si allenterebbe la dipendenza un po’ eccessiva della Serie A dai diritti televisivi, i quali compongono il 58% del fatturato, poco meno del 59% della Premier League, ma molto più del 38% della Bundesliga e persino del 52% della Liga spagnola. Ad oggi, impossibile ipotizzare un aumento generale dei prezzi dei biglietti, quando quasi un posto su due negli stadi rimane vuoto durante i 90 minuti. Sarebbe già qualcosa se riempissimo gli impianti come nei primi campionati europei, perché a parità di prezzo dei biglietti la Serie A incasserebbe complessivamente quasi 100 milioni in più a stagione.