La campagna per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti entra nel vivo e il gioco si fa duro. E Donald Trump, che a luglio otterrà la nomination ufficiale del Partito Repubblicano, ha aperto alle donazioni anche tramite “criptovalute”. Il tycoon ha rivolto un appello al cosiddetto “MAGA people”, l’elettorato che sostiene il suo Make America Great Again (“Rifacciamo l’America Grande”):
Sostenitori del MAGA, adesso con la nuova opzione sulle criptovalute, costruirete un cripto-esercito che spingerà la campagna fino alla vittoria del 5 novembre.
Apertura alle criptovalute fa impennare Bitcoin
La reazione di Bitcoin non si è fatta attendere. Ieri, il token digitale più popolare nel mondo ha sfiorato i 71.500 dollari, quasi portandosi al record storico di marzo. Oggi, scende in area 70.000 dollari. Le donazioni alla campagna di Trump potranno essere effettuate tramite la piattaforma Coinbase, nei limiti delle leggi federali in materia.
Attacco del tycoon a Biden: è socialista
Trump è stato già esplicito sulla questione. A suo avviso, il “governo socialista” di Joe Biden vorrebbe imporre limitazioni agli americani circa l’uso delle loro finanze personali. Il riferimento è esplicitamente alla senatrice Elisabeth Warren, esponente liberal del Partito Democratico, contrarissima alle criptovalute e che propone una stretta ai loro danni. “Meglio che votiate per me”, ha dichiarato l’ex presidente in cerca della rielezione, rivolgendosi ai sostenitori dei token digitali.
Non è la prima volta che Trump si mostra vicino al mondo delle criptovalute. Nei mesi scorsi cercò di fare cassa con la vendita tramite NFT di figurine che lo ritraevano al momento dell’arresto in Georgia. In realtà, non è il primo candidato alla presidenza degli Stati Uniti ad aprire a questo mondo. Già nel 2015 ci pensò il senatore Rand Paul, esponente libertario del Partito Repubblicano, ad accettare donazioni in criptovalute.
Trump punta ai cripto-donatori
Qual è la ragione di questo annuncio e quali conseguenze può avere? Trump ad aprile ha superato per la prima volta il rivale Biden sulle donazioni, incassando 76 milioni di dollari, di cui la metà da piccoli donatori. Ma finora sono i democratici ad avere surclassato i repubblicani nella raccolta. Aprendo alle criptovalute, la destra punta a colmare possibilmente il gap. E allo stesso tempo, attira a sé un mondo di CEO e supporter, che finora è stato ignorato dalla politica americana. Si tratta perlopiù di maschi e giovani, due segmenti dell’elettorato che alle elezioni di novembre possono fare la differenza.
Trump è dato in vantaggio nella corsa alla Casa Bianca, essendo per i sondaggi avanti in quasi tutti gli stati-chiave. Ma da qui a novembre la strada è lunga. In caso di vittoria, il mercato delle criptovalute beneficerebbe di una presunta legislazione meno restrittiva e magari da misure che darebbero impulso ai pagamenti in Bitcoin e altri token digitali. In generale, la destra nel mondo sembra più incline ad accettare questa rivoluzione. Per quale motivo? Le criptovalute sfuggono al controllo statale e sono diventate una forma di libertà economica dall’oppressione di banche centrali e private.
Criptovalute più su se vince Trump
Va detto che già con la vittoria del 2016 il mercato delle criptovalute si aspettava qualche novità positiva dall’amministrazione Trump, che nei fatti non arrivò. Non ci fu un’aperta ostilità del governo di allora, ma neppure l’apertura auspicata e attesa. E’ stato solo nel gennaio scorso che le autorità finanziarie hanno riconosciuto indirettamente Bitcoin come asset su cui investire. La Securities and Exchange Commission ha dato il via libera a undici Etf, facendo compiere quel salto di qualità che ha mandato nuovamente in orbita le quotazioni.