Una giornata che non sarà dimenticata in fretta quella di ieri sui mercati internazionali. Già la mattinata partiva malissimo dopo che la Borsa di Tokyo aveva chiuso a -12,40%. Il resto è stato tutto una conseguenza. Borse mondiali giù, rendimenti pure, ma stranamente indeboliti anche dollaro e oro. I due “safe asset” avrebbero dovuto rafforzarsi, seguendo la logica. Invece, è stato il franco svizzero ad avere approfittato più di tutti del “fly to quality”, scambiando ai nuovi massimi storici contro l’euro: 0,93.
Cambio da record contro l’euro
A rigore, il franco svizzero era stato più forte contro l’euro il 15 gennaio del 2015, giorno in cui il governatore Thomas Jordan annunciò la fine del cambio minimo a 1,20. La valuta elvetica esplose all’istante fino a 0,84 contro la moneta unica. Tuttavia, non fu possibile fissare il tasso di cambio e, pertanto, il dato di ieri convenzionalmente può considerarsi il vero massimo storico.
Bitcoin paga avversione al rischio
Il rafforzamento del franco svizzero si spiega con la corsa dei capitali verso i cosiddetti “porti sicuri”. Tra tensioni geopolitiche e rischio di recessione nella prima economia mondiale, gli investitori si rifugiano nelle certezze e si allontanano dai titoli percepiti come rischiosi. E questa è la stessa spiegazione per cui Bitcoin scende. Quelli che alcuni definiscono “oro digitale”, tende a ripiegare quando la propensione al rischio scema. Viceversa, quando essa aumenta, le quotazioni salgono. Dunque, si comporta all’esatto contrario dell’oro.
C’è da dire che le prospettive di lungo periodo di Bitcoin non vengono intaccate da questi movimenti giornalieri.
Franco svizzero safe asset
Tornando al franco svizzero, da notare che il rafforzamento non sarebbe più contrastato dalla Banca Nazionale Svizzera. Jordan, che a settembre lascerà volontariamente l’incarico in largo anticipo, punta a combattere l’inflazione con un cambio più forte. In passato era avvenuto il contrario. Anche nel paese alpino la caccia ai “safe asset” premia i bond sovrani. Il decennale passa in appena un mese da 0,72% a 0,33%. C’è da dire, comunque, che nello stesso arco di tempo il Bund a 10 anni è sceso dal 2,61% al 2,10%. A conferma che tutti i “porti sicuri” stanno venendo premiati dal mercato.