Bitcoin. Occhio alle illusioni del facile e innovativo guadagno. Ma il il fisco italiano funge da sirena?

Firenze, 5 Novembre 2018. Prendiamo spunto da una sentenza dello scorso settembre della Corte d’Appello di Berlino (1) che, valutando che questa moneta virtuale non può essere equiparata alla valuta tradizionale, ha escluso l’attività di “exchanger” di bitcoin dalla normativa bancaria tedesca. Una pronuncia in linea con una sentenza della Corte Europea di Giustizia (C-264/14) secondo cui i bitcoin hanno una funzione la cui utilità si esaurisce in se stessa, alla stregua dei mezzi di scambio volontario. Un contesto normativo che allontana sempre di più i bitcoin dal concetto di moneta e valuta. Ma in Italia il fisco sostiene il
6 anni fa
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Firenze, 5 Novembre 2018. Prendiamo spunto da una sentenza dello scorso settembre della Corte d’Appello di Berlino (1) che, valutando che questa moneta virtuale non può essere equiparata alla valuta tradizionale, ha escluso l’attività di “exchanger” di bitcoin dalla normativa bancaria tedesca. Una pronuncia in linea con una sentenza della Corte Europea di Giustizia (C-264/14) secondo cui i bitcoin hanno una funzione la cui utilità si esaurisce in se stessa, alla stregua dei mezzi di scambio volontario. Un contesto normativo che allontana sempre di più i bitcoin dal concetto di moneta e valuta.


Ma in Italia il fisco sostiene il contrario, almeno così si deduce dalla prassi dell’agenzia delle Entrate (interpello 956-39/2018 – 2) che, pur osservando che “Il mercato delle valute virtuali… è un mercato estremamente volatile che presenta quindi forti oscillazioni al rialzo o al ribasso”, siccome – nostra opinione –  si tratta di incassare soldi, ritiene che “alle operazioni di conversione di valuta virtuale si applicano i principi generali che regolano le operazioni aventi ad oggetto valute tradizionali”. Chiaro ed esplicito. Del resto, sarebbe stato strano un altro approccio da parte di un fisco che – non primo né ultimo esempio del genere – ha preteso 3 milioni di euro dai proventi di alcuni trafficanti di droghe. Una pretesa che ha manifestato e applicato -molte altre volte –  anche in caso di proventi illegali da parte di chi esercita la professione più vecchia del mondo, la prostituzione. Della serie: per incassare non si guarda in faccia a
nessuno, neanche all’illegalità. Bell’esempio!!
Lasciamo agli esperti di diritti e doveri costituzionali e fiscali l’approfondimento sulla legittimità di questa voracità e, per quando possiamo, cerchiamo di informare il risparmiatore che può essere affascinato dai bitcoin.
Non tessiamo spiegazioni, con lodi o demeriti, di questa moneta virtuale, c’e’ la difficoltà della scelta per informarsi in merito.
Noi abbiamo solo da aggiungere la premessa da cui siamo partiti con alcune valutazioni. “Giocare” con questa moneta virtuale (che non è l’unica ma solo la più nota e diffusa) presenta un alto rischio; come sempre in questi mercati ci sono tanti affabulatori e pochi detrattori (anche, talvolta, per la “vergogna” di non voler apparire retrogradi rispetto al futuro dei mercati finanziari). Le informazioni che abbiamo dato contribuiscono ad informare coloro che sono o vorrebbero essere coinvolti in illusioni di facili e innovativi guadagni: occhio, non è tutto oro ciò che luccica. E abbiamo da una parte l’ultima sentenza della corte d’Appello di Berlino che conferma altrettanta sentenza della Corte europea di Giustizia, dall’altra l’agenzia italiana delle Entrate. Mai come in questa occasione ci sentiamo di riportare il motto che
compare sullo stemma del mitico Ordine della Giarrettiera: Honi soit qui mal y pense (trad. sia vituperato chi ne pensa male). A cui aggiungiamo il più nostrano: uomo avvisato mezzo salvato.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori

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