Non si arresta la corsa di Bitcoin, le cui quotazioni continuano a segnare nuovi massimi storici nell’attesa che Donald Trump s’insedi alla presidenza tra poco più di un mese. Ieri, la criptovaluta ha segnato un ennesimo record a quasi 108.000 dollari. Un fatto importante, che accredita l’asset come un “oro digitale” agli occhi di una fetta crescente della comunità di investitori. Già da anni si effettua il confronto tra il token e l’oro tradizionale, cioè il metallo che da millenni funge da riserva di valore e da mezzo di pagamento.
Rapporto tra token e once da record
E ieri è accaduto che Bitcoin abbia segnato un nuovo record proprio nei confronti dell’oro. Le quotazioni di quest’ultimo sono scivolate dall’elezione di Trump del 5 novembre scorso. Non solo si sono allontanate dalla soglia dei 2.800 dollari, ma sono arrivate a sprofondare fin sotto i 2.565 dollari. Ieri, viaggiavano sotto 2.640 dollari. Ed è così che per acquistare un Bitcoin servivano più di 40 once. Un anno fa, il rapporto tra i prezzi dei due asset era esattamente della metà, vale a dire di 20 once per 1 token.
Questo confronto a favore della crypto più diffusa nel pianeta serve a rafforzarne le credenziali di “oro digitale”, inteso come un asset capace di conservare il potere di acquisto del capitale e finanche di accrescerlo nel tempo. Ma ci sono almeno tre grosse differenze con l’oro vero e proprio come lo abbiamo conosciuto nella storia e lo continuiamo a conoscere ancora oggi. La prima è l’estrema volatilità di Bitcoin, attualmente al 50% contro il 20% per il metallo. Non è un aspetto da poco, perché prezzi eccessivamente ondeggianti scoraggiano gli investitori più prudenti e fanno venire meno quella caratteristica di sicurezza che si pretende debba avere un “bene rifugio”.
Criptovaluta ancora asset speculativo
Secondariamente, Bitcoin continua a non essere utilizzati, se non assai marginalmente, come mezzo di pagamento.
Ciò che accomuna Bitcoin e oro è la loro protezione contro l’inflazione. Per il secondo è provato nel lunghissimo periodo, mentre per il primo le prove risalgono a pochi anni. Considerate che il lancio avvenne soltanto nel gennaio del 2009. Ma la sua “emissione” quantitativamente limitata a un massimo di 21 milioni di unità lo rendono già un asset deflattivo. Data la crescente domanda, i prezzi salgono e il valore del capitale è considerato garantito.
Bitcoin oro digitale sarebbe rivoluzione finanziaria
Divergono ancora le dimensioni dei due mercati. Anche se la capitalizzazione di Bitcoin è salita a circa 2.130 miliardi di dollari, per l’oro vale quasi 18.000 miliardi. Quest’ultimo dato non è certissimo, ma si basa sulle stime riguardo a tutto il metallo estratto nei secoli fino ad oggi. Per le banche centrali non è indifferente che la crypto sia percepita o meno un oro digitale. Le loro riserve sono costituite almeno in parte sempre dal metallo, al fine di consolidare la fiducia sul mercato riguardo alle valute emesse. Non a caso la Banca di Russia, in rotta di collisione con l’Occidente a causa delle sanzioni, ha fatto balenare tramite il presidente Vladimir Putin l’ipotesi di puntare su Bitcoin, pur se a discapito del dollaro che non dell’oro. Un eventuale esperimento in tale direzione sarebbe un “game changer” sul piano finanziario globale.