Mentre scriviamo, la quotazione di Bitcoin supera i 66.000 dollari, avvicinandosi al record storico di oltre 67.000 toccato un paio di settimane fa. Analogo il trend per Ether, la seconda “criptovaluta” più popolare al mondo, che ha toccato nuovi massimi a oltre 4.730 dollari, portando la sua capitalizzazione a quasi 560 miliardi. Quest’anno, Bitcoin raddoppia di prezzo, mentre Ether segna un rialzo di oltre il 500%.
A cosa è dovuto il boom recente? C’è tutta una serie di buone notizie per il mondo crypto, che non fa che sostenere il buon umore degli investitori.
Novità su Bitcoin anche dal Brasile
Non è una novità per gli USA. Il sindaco rieletto di Miami, il repubblicano Francis Suarez, ha già accettato il pagamento parziale dello stipendio in Bitcoin. Non solo, egli ha aperto alla riscossione delle imposte comunali tramite la “criptovaluta” e ne ha emesso una locale – la MiamiCoin – con la quale ha raccolto oltre 7 milioni di dollari. Sono segnali di una crescente accettazione delle crypto da parte del mondo istituzionale e finanziario.
E se gli USA stanno progressivamente abbandonando lo scetticismo sui Bitcoin, il Brasile si appresta a votare su una proposta di legge presentata dal deputato Luizao Goulart. Essa prevede che i lavoratori del settore pubblico e privato possano richiedere il pagamento parziale dello stipendio in Bitcoin. Affinché ciò diventi possibile, sarà necessario modificare la legge che obbliga i pagamenti degli stipendi solamente in valuta nazionale. Secondo i sondaggi, il 48% dei brasiliani sarebbe favorevole alla possibilità di scelta.
Qual è la situazione in Italia
E in Italia? Di Bitcoin si sta parlando più nel concreto solo negli ultimi mesi grazie al boom dei prezzi. Inutile dire che la conoscenza tra la popolazione e la stessa classe politica sia bassa, caratterizzata perlopiù da pregiudizi e cliché. In teoria, nessuna legge vieterebbe a un’impresa di concordare con i dipendenti un pagamento parziale in Bitcoin, ma in assenza di una previsione legale esplicita in tal senso, difficilmente simili operazioni avverrebbero. Troppo elevato il rischio di rogne con lo stato e i sindacati.
Quale sarebbe il beneficio di vedersi pagato lo stipendio, in tutto o in parte, in crypto? Il lavoratore avrebbe la possibilità di beneficiare dal rialzo delle quotazioni, per quanto si addosserebbe il rischio derivante da un loro tracollo. Essendo Bitcoin una valuta tendenzialmente deflattiva, cioè che si apprezza con la crescita della domanda per via dell’offerta limitata e nota negli anni, non sarebbe così impensabile un investimento a lungo termine di una porzione di risparmi minima e al contempo “sacrificabile” in caso di scenari avversi.
Bisogna ammettere che con Mario Draghi a capo del governo, vedere nei fatti riconosciuti i Bitcoin quale asset d’investimento sia un’eventualità remota. Da governatore della BCE, il premier difese strenuamente il monopolio dell’euro sul fronte dei pagamenti ed esso sarebbe minacciato dall’avanzata di una “criptovaluta” che nasce proprio per contrastare le monete fiat emesse dalle banche centrali. Al di là di Draghi, però, il vero problema consiste in un mondo politico che non ha nulla da dire su un tema riguardante il futuro della finanza e dello sviluppo informatico del pianeta.