Bitcoin sale con rischi economici
Che cosa accadeva? Che il mercato si fosse spinto a investire nella moneta digitale sul caso Cipro, ovvero sull’applicazione del primo bail-in europeo, che vide i risparmiatori delle banche dell’isola espropriati di parte dei conti correnti per il fallimento degli istituti. Non essendo più il sistema bancario ritenuto sicuro, quale migliore alternativa di un asset, che garantisce persino l’anonimato del titolare? In più, la Fed segnalò proprio nella primavera di quell’anno l’imminente ritiro graduale degli stimoli monetari, rafforzando da allora il dollaro del 20%.
La crisi bancaria italiana spiegherebbe parte dell’impennata dello scorso anno, ma sono state più che altro le tensioni geo-politiche a determinare la nuova corsa dei Bitcoin, tra Brexit ed elezioni USA. Tuttavia, proprio dalla vittoria di Trump si è arrivati a segnare un +65%, come se per una qualche ragione il mercato stesse correndo a ripararsi contro qualche rischio. Occhio, però, perché lo stesso giorno in cui gli americani sceglievano il loro nuovo presidente, l’India eliminava l’86% del contante in circolazione in appena tre giorni. (Leggi anche: Bitcoin, prezzi verso i 1.000 dollari grazie all’India?)
Possibile nuovo rally
Il rischio percepito potrebbe essere proprio la debolezza delle valute emergenti, per via sia della politica monetaria americana attesa più restrittiva, sia della minaccia del nuovo presidente di imporre dazi specifici contro la Cina. Lo yuan ha vissuto nel 2016 il suo peggiore anno dal 1994, cedendo il 7%, a causa di ingenti deflussi di capitali, iniziati verso la metà del 2015. Tra dicembre e gennaio, il 98% degli acquisti di Bitcoin sono arrivati proprio dalla Cina, segno che è dallo yuan che gli investitori sarebbero fuggiti.
L’equazione sarebbe dollaro forte, Bitcoin su. Affinché ciò accada, Trump dovrà realizzare le promesse e scaldare l’inflazione con tagli alle tasse e spesa pubblica.