La vittoria di Donald Trump, pur essendo stata ampiamente prevista e scontata sui mercati finanziari, non ha lasciato indifferenti gli investitori. Anche perché l’esito elettorale è andato oltre le previsioni e si è concretizzata quella “onda rossa” repubblicana con la conquista del Senato e il mantenimento della maggioranza alla Camera dei Rappresentanti. E in questi primi giorni post-voto sono stati particolarmente due gli asset vincenti: Bitcoin e azioni Tesla.
Bitcoin ai nuovi record
Questa mattina, la “criptovaluta” più popolare nel mondo ha toccato gli 81.000 dollari, segnando una crescita di oltre il 18% rispetto alla quotazione di circa 68.300 dollari di martedì scorso, il giorno delle elezioni Usa.
Musk nella nuova amministrazione?
In generale, gli investitori si aspettano un approccio più liberale a questo asset dopo anni di stringente regolamentazione sotto l’amministrazione democratica. E poi ci sono le azioni Tesla, che segnano un rialzo del 28% dal giorno delle elezioni e del 63% in appena tre mesi. Il fondatore della società di auto elettriche più importante al mondo, Elon Musk, è dato in ingresso nella nuova amministrazione. Si è speso tantissimo in campagna elettorale a favore di Trump e del Partito Repubblicano. Chiaramente, come minimo gli investitori prevedono che il prossimo governo non ne intralcerà gli affari. Oltre a Tesla, il miliardario ha interessi anche nei programmi spaziali con il suo SpaceX, ad oggi la società più avanzata in questo ambito di tutto il pianeta.
Questi due asset vincenti ci dicono qualcosa di importante del governo che verrà. Trump non si limiterà alla difesa delle “vecchie” industrie, magari a colpi di dazi, come promesso.
Oro e petrolio non tra asset vincenti
Da notare che tra gli asset vincenti della rielezione di Trump non c’è l’oro. La quotazione del metallo è precipitata a 2.670 dollari per oncia. Alla fine di ottobre aveva sfiorato i 2.800 dollari. Un’inversione di tendenza che si spiega con l’apparente allentamento delle tensioni internazionali. Trump vuole un accordo con la Russia sull’Ucraina e punta a portare a casa un risultato simile in Medio Oriente. Il Brent è sceso sotto i 75 dollari al barile. E questa è una buona notizia per noi importatori. D’altra parte, un dollaro ai massimi da luglio affievolisce per il momento l’impatto sui costi effettivi delle importazioni.