In Italia, sostanzialmente, per tutte le operazioni effettuate entro il 31 dicembre 2016, tutti i soggetti passivi dovevano comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi alle operazioni effettuate con operatori economici con sede, residenza o domicilio negli Stati o territori a fiscalità privilegiata (cosiddetti paradisi fiscali).
Essi erano individuati dal decreto 4 maggio 1999 del Ministro delle Finanze e dal decreto 21 novembre 2001 del Ministro dell’Economia e delle Finanze.
In ogni caso, a partire dal primo gennaio 2017, ai sensi dell’articolo 4, comma 4, lettera d, del Decreto Legge del 22/10/2016 n.
Paradisi fiscali. Cosa sono e come vengono individuati
I paesi della “Black List” sono, sostanzialmente, quelli che, allo stesso tempo:
- Hanno adottato regimi fiscali agevolati, con una tassazione decisamente più bassa rispetto che ad altri paesi;
- Non hanno aderito al sistema di scambio dei dati fiscali con le altre Nazioni (mantenendo, anche, in alcuni casi, il cosiddetto segreto bancario).
Nonostante in Italia, a partire dal primo gennaio 2017, l’obbligo di comunicare all’amministrazione finanziaria le operazioni intrattenute con questi paesi sia stato sospeso, l’elenco dell’Agenzia delle Entrate è rimasto formalmente in vigore.
Ad oggi, l’elenco dei paesi “Black List” non viene più aggiornato dall’Agenzia delle Entrate, ma esso viene stilato e costantemente aggiornato direttamente dall’Unione Europea e dall’Ecofin.
Ultimo aggiornamento della Black List
L’ultimo aggiornamento dell’elenco dei paesi con fiscalità agevolata che, allo stesso tempo, non intendono comunicare i dati dei cittadini di altre nazioni che hanno intrattenuto operazioni con essi, risale al 14 novembre 2019.
Il nuovo elenco, approvato del Consiglio Europeo dell’Economia e della Finanza, è composto dai seguenti paesi:
- Samoa americane;
- Figi;
- Guam;
- Oman;
- Samoa;
- Trinidad e Tobago;
- Isole Vergini degli Stati Uniti;
- Vanuatu.
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