Se una rondine non fa primavera, due iniziano a inviarci qualche segnale e tre forse fanno un indizio forte. I mercati finanziari sono in allarme rosso sui dazi. Le borse mondiali crollano come non si vedeva da anni. Addirittura, Hong Kong non viveva una seduta così drammatica come oggi (-13%) dalla lontana crisi delle tigri asiatiche del 1997. I bond risalgono, specie sul tratto breve della curva. Il rendimento si abbassa, muovendosi in direzione opposta al prezzo. Il Bot a 12 mesi è sceso oggi sotto il 2%, mentre il decennale si conferma a cavallo del 3,75%. I titoli ultra-lunghi, invece, restano non distanti dai minimi, segno che nessuno vuole rischiare di scottarsi cavalcando una previsione sbagliata sull’inflazione futura.
Rendimento giù e segnali di possibile disinflazione
L’inflazione determina il rendimento di lungo termine, mentre nel breve risente più che altro delle condizioni monetarie, cioè della politica sui tassi di interesse della banca centrale. Il mercato ormai è certo che dopo quanto stia accadendo in questi giorni, la Banca Centrale Europea (BCE) abbasserà i tassi dello 0,25% anche ad aprile. E che lo farà per altre 2-3 volte entro il resto dell’anno. Nel frattempo, la paura divampa tra gli investitori.
L’indice VIX è esploso oggi sopra 50 punti, portandosi ai massimi dal 2020, quando i mercati andarono nel panico per il Covid. Esso capta la volatilità implicita nelle opzioni sulle azioni. Ogni volta che in passato è salito a questi livelli, per il mercato obbligazionario è scattato un segnale di acquisto. Fu così nel 2008 dopo la crisi finanziaria mondiale, lo stesso dicasi per 5 anni fa.
E questo potrebbe voler dire che il rendimento offerto dai bond nei prossimi mesi rischia di scendere anche bruscamente con la caccia ai “safe asset” e il probabile ulteriore allentamento monetario globale.
Materie prime in picchiata sui mercati
Le banche centrali hanno le mani legate dall’inflazione, direte. Ma l’inflazione è destinata a restare ai livelli attuali o a scendere? Guardate cosa succede al rame, un metallo industriale impiegato particolarmente nelle costruzioni e che ci fornisce una misura del grado di salute dell’economia globale. Dai massimi di marzo perde il 13,5% e scende oggi ai minimi da 2 mesi. E l’indice per le materie prime di Bloomberg segnala a sua volta un -7,4% dal martedì scorso, giorno dell’annuncio sui dazi. Arretra ai minimi da inizio anno.
Il petrolio si è portato sotto i 65 dollari (Brent) e ai minimi dal 2021. Goldman Sachs ha tagliato le sue previsioni per il 2026 sotto i 60 dollari. Per l’esattezza, la banca d’affari americana stima 58 dollari per il Brent e 55 dollari per il WTI americano. Segni di disinflazione futura, non di reflazione. Al netto degli effetti che avranno sui dazi sui consumatori americani, s’intende. Il rendimento preteso dagli obbligazionisti scende anche per questo.
Come dicevamo, però, non sta riguardando ancora il tratto lungo della curva. E questo crea interessanti opportunità di guadagno per chi decidesse di entrare sul mercato prossimamente. Si porterebbe a casa bond con cedole (effettive) alte e a quotazioni basse, inserendo in portafoglio asset dal forte appeal speculativo.
Rendimento medio-breve al 2-3% lordo
Per quanto un rendimento medio-breve al 2-3% lordo possa apparirci di scarso rilievo, tenete in mente la situazione negli anni passati. In tempi di inflazione a zero i bond non offrivano nulla e neanche per le scadenze molto lunghe. A tratti faceva parziale eccezione il mercato sovrano italiano. Un quinquennale oggi rende il 2,90%, un bond a 7 anni non va oltre il 3,20%. Queste sono le scadenze tipiche per le famiglie italiane. Poco, ma le alternative a parità di rischio non ci sono.
Una situazione che favorisce l’emissione entro breve di un nuovo bond retail del Tesoro. Nell’incertezza saranno verosimilmente tante le famiglie desiderose di investire in un asset sicuro. Resta da capire se il governo voglia giocarsi la carta del BTp Italia indicizzato all’inflazione o di un secondo BTp Più. Opterebbe per il primo caso se nelle prossime settimane affiorassero avvisaglie di reflazione. Poiché non sembra questo lo scenario per l’Eurozona, probabile che si lancerà in una nuova emissione con cedola fissa crescente e opzione di rimborso anticipato.
giuseppe.timpone@investireoggi.it