E’ panico tra i contribuenti dopo che Poste ha comunicato la sospensione del servizio di cessione del credito. Non si conoscono le ragioni precise della scelta, tuttavia è probabile che il portafoglio crediti sia colmo e quindi che Poste abbia esaurito la propria capienza fiscale. Infatti, i crediti possono essere utilizzati per pagare imposte e contributi allo Stato. Una volta che si esaurisce il proprio fabbisogno, prendere in carico ulteriori crediti sarebbe inutile. Tuttavia anche per le imprese potrebbe essere conveniente acquistare i crediti dalla propria banca.
Detto ciò, ora la situazione si complica per chi stava pensando di cedere il proprio credito alle Poste magari perché già cliente, infatti, al momento non è possibile avviare nuove pratiche di cessione.
C’è chi invece potrà dormire sonni tranquilli, anche se subirà maggiori controlli pima dell’accredito dei soldi sul conto, una volta che Poste ha completato l’iter di accettazione del credito.
Vediamo chi non subirà conseguenze rispetto al blocco della cessione del credito con Poste.
Il blocco alla cessione del credito alle Poste
In un avviso pubblicato due giorni fa sul sito di Poste Italiane si legge che:
Gentili clienti, il servizio di acquisto di crediti d’imposta ai sensi del DL 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020 n.77 e s.m.i., è sospeso per l’apertura di nuove pratiche. È possibile seguire l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione per quelle da completare.
Chi può stare tranquillo nonostante la sospensione?
Stando al testo dell’avviso, sembrerebbe di capire che per le pratiche in lavorazione non ci sono problemi particolari. Infatti, per quelle già caricate sul portale delle Poste, lo stesso istituto continuerà l’istruttoria e porterà avanti i relativi controlli sulla documentazione dei lavori eseguiti. Detto ciò, è probabile che i controlli a cui è sottoposta la documentazione, saranno ancora più serrati.
Infatti, i soldi della cessione del credito possono essere sequestrati anche se il cessionario è vittima della truffa.
In particolare, la Corte di Cassazione considera legittimo il sequestro preventivo, di tipo impeditivo, del credito in capo a chi lo ha acquisito in buona fede, ignaro della truffa che era stata fatta in origine ai danni dello Stato.
Difatti, è ammesso il sequestro preventivo, di tipo impeditivo.
Secondo la Cassazione ( Cassazione, terza sezione penale, sentenze n° 40867 (Ricorso Poste italiane); n° 40869 ( Cassa Depositi e prestiti); n° 40865 (Banco Desio); n° 40866 (Illimity bank); n° 40868 (Groupama assicurazioni):
il sequestro preventivo non finalizzato alla confisca implica l’esistenza di un collegamento tra il reato e la cosa, non tra il reato e il suo autore, cosicché possono essere oggetto del provvedimento anche le cose in proprietà di un terzo, estraneo all’illecito ed in buona fede, se la loro libera disponibilità sia idonea a costituire un pericolo nei termini di cui all’art. 321, comma 1, cod. proc. pen., sopra richiamato (tra le altre, Sez. 3, n 57595 del 25/10/2018, Cervino, Rv. 274691; Sez. 3, n. 40480 del 27/10/2010, Orlando, Rv. 248741).
Anche in considerazione di ciò, Poste italiane ha deciso di sospendere l’acquisizione di nuove pratiche di cessione.