Il brutto di una bolla finanziaria è che prima o poi scoppia, dai tulipani olandesi al cacao

Crolla del 40% dai massimi di qualche settimana fa il prezzo del cacao, a dimostrazione che la bolla finanziaria è sempre rischiosa.
7 mesi fa
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Il brutto di una bolla finanziaria: caso del cacao
Il brutto di una bolla finanziaria: caso del cacao © Licenza Creative Commons

Gli inglesi parlano di “same, old story” quando devono riferirsi a un avvenimento negativo che si è già ripetuto diverse volte in precedenza. Aggiungiamo che, nello specifico, ha qualcosa di estremamente noioso ed eppure funziona sempre quando c’è da attirare qualche allocco. Dai bulbi dei tulipani olandesi, venduti nel diciassettesimo secolo a prezzi paragonabili a quelli delle case di allora, venendo fino ai giorni nostri la bolla finanziaria colpisce sempre e impietosamente coloro che si fanno prendere la mano e sperano di trovare sul mercato uno ancora più ingenuo di lui.

Bolla finanziaria anche per cacao e caffè

Soltanto poche settimane fa vi parlavamo del prezzo del cacao da record: 12.218 dollari a tonnellata in chiusura di seduta del 19 aprile, +291% da inizio anno. Oggi, la quotazione risulta precipitata a 7.963 dollari, pur in forte rialzo dai 7.340 di ieri. Un tracollo che è arrivato al 40% in meno di tre settimane. Un esempio lampante di bolla finanziaria. I fondamentali deponevano tutti a favore del rally: i raccolti di cacao sono crollati in Africa, mentre la domanda si mostra resiliente. Tuttavia, qualcuno si era fatto prendere la mano nel pensare che le quotazioni già stellari di qualche mese fa sarebbero state sostenibili.

E’ accaduto lo stesso alla qualità Robusta del caffè, che ha perso in meno di due settimane un terzo del suo valore di mercato. In questo caso, la crescita da inizio anno era arrivata al 51% e dell’80% nei dodici mesi. Anche per i chicchi c’è una carenza di offerta per il maltempo, associata a una domanda che non arretra. Ed anche in questo caso, però, c’era tutta l’aria di una bolla finanziaria in agguato, che sembra essersi sgonfiata.

Speculazione e tassi di interesse

Non vi sfugga che il ripiegamento sia arrivato in coincidenza con l’allontanamento del primo taglio dei tassi di interesse atteso negli Stati Uniti.

Altro che a giugno. Probabile che se ne parli in pieno autunno, a novembre per il mercato. E la bolla finanziaria si alimenta sempre di denaro facile, cioè di liquidità abbondante e magari da prendere a prestito a costi bassissimi per l’acquisto di asset finanziari. Quando c’è la prospettiva che il costo del denaro resti alto per un periodo più prolungato delle attese, ecco che i prezzi si sgonfiano come per un soufflé quando apri il forno.

Bolla finanziaria da secoli non insegna nulla

Cosa ci insegna l’ennesima bolla finanziaria finita come sempre in passato? Non impariamo mai dagli accadimenti passati, un po’ per ingordigia, un po’ perché abbocchiamo alla narrazione di chi punta a rifilarci un bel pacco. Piove poco o troppo nelle settimane sbagliate nell’Africa occidentale? Comprare cacao come se fosse oro, anche se i prezzi sembrano folli. E così con il caffè, mentre un paio di anni fa era stato il turno di materie prime come il legname, l’alluminio, il petrolio, il gas, ecc. Bene quando riusciamo a vendere al picco o poco dopo che esso sia stato raggiunto. Molto doloroso quando la bolla ci scoppia in faccia e non resta che consolarci sapendo che gli allocchi nella storia ci sono sempre stati. Hanno sempre e solo sperato di non essere gli ultimi della catena di Sant’Antonio.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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