Il mercato immobiliare americano è stato l’epicentro del sisma finanziario, che nel 2008 si è propagato rapidissimamente in tutto il pianeta, colpendo particolarmente l’Europa, che pure sembrava essere immune dal rischio di scoppio di una bolla, avendo perseguito una politica monetaria più prudente negli anni precedenti. La crisi è stata devastante per le banche erogatrici di mutui, spesso senza che le famiglie beneficiarie godessero di requisiti elevati. Sappiamo com’è andata. La sola Germania ha dovuto stanziare 240 miliardi di euro per salvare gli istituti di credito tedeschi.
Dal 2010 al settembre del 2016, ovvero dall’anno successivo alla terribile recessione globale, l’indice dei prezzi delle case tedesche è cresciuto di oltre il 27%, mostrando un aumento annuo medio del 4%. A prima vista, potrebbe apparire un dato poco allarmante, ma si pensi che in meno di sei anni, i valori immobiliari in Germania risultano essere cresciuti della stessa intensità dei precedenti 20 anni, durante i quali, peraltro, l’inflazione era stata più alta. (Leggi anche: Alert bolla immobiliare della Bundesbank)
Bolla immobiliare come conseguenza della crisi del debito
Cosa vi sia alla base di questa accelerazione è noto. La crisi del debito sovrano nell’Eurozona ha messo in fuga svariati miliardi di capitali dal Sud Europa verso il Nord, specie in Germania, dove ancora fino a qualche anno fa era possibile acquistare immobili a prezzi incredibilmente bassi persino in alcune aree di Berlino.
La buona congiuntura economica, con la discesa del tasso di disoccupazione ai minimi dalla riunificazione, sta facendo il resto. Ma un fattore essenziale lo sta ricoprendo anche la politica monetaria ultra-accomodante della BCE, che azzerando i tassi, rende da tempo molto convenienti i mutui, tanto che nel 2016 alcune banche come Commerzbank li erogavano a un costo inferiore all’1% per le scadenze decennali.