Poche nuove case costruite
Non si pensi, però, che il fenomeno sia circoscritto all’Eurozona: la bolla immobiliare è palese nel Regno Unito, dove una casa oggi costa il 27% in più del 2010, ma è forse la Svezia il caso più drammatico, con aumenti che sfiorano il 50%. Non meglio va in Norvegia, dove i valori sono saliti di oltre il 45% nello stesso arco di tempo. (Leggi anche: Bolla immobiliare in Svezia rischia di scoppiare con i profughi siriani)
Ciò che accomuna tutte queste economie in bolla sono bassi tassi, stato dell’economia sostanzialmente positivo, ma anche carenza abitativa, frutto sia di una popolazione crescente (il fenomeno immigrazione e rifugiati sta esacerbando la penuria di case nelle grandi città), sia anche di politiche restrittive sul fronte dei permessi rilasciati dalle autorità locali per le nuove costruzioni. Lo scorso anno, ad esempio, a fronte di un fabbisogno stimato di 400.000 nuove abitazioni, in Germania ne sono state costruite il 10% in meno, mentre fluiva nel paese oltre mezzo milioni di profughi.
La bolla immobiliare è molto temuta a Berlino, dove il governo non è abituato a vedere correre i prezzi di alcunché. E sa anche, che il tema è elettoralmente molto sensibile, perché in un paese dove Mario Draghi è già poco amato per la sua politica di sostegno agli stati “spendaccioni” del Sud, l’ultima cosa che le famiglie tedesche vorrebbero è che a pagare per i debiti altrui fossero loro, costretti a comprare casa a prezzi più alti, dato che ad altri conviene godere di tassi nulli. Sarà anche per questo che gli euro-scettici dell’AfD volano nei sondaggi al 14%.