L’impatto sulle bollette e sull’economia reale dell’Italia potrebbe essere devastante. La guerra tra Russia e Ucraina ha prodotto una nuova impennata dei prezzi di gas e petrolio. E l’Italia risulta essere uno dei paesi più esposti con circa il 90% di esportazioni di gas, il 40% proprio dalla Russia. Negli ultimi giorni i future con scadenza a marzo sono saliti del 51,1% (134,3 euro per megawattora). Il barile di petrolio viaggia sopra i 100 euro e i prezzi alla pompa di benzina potrebbero superare presto i 2 euro al litro.
Cosa sta succedendo con gas e petrolio, il nodo ‘bollette’ per l’economia reale
L’Italia è alle prese con gli aumenti dei costi di gas e petrolio già da alcuni mesi. Le ragioni sono da trovarsi sempre nell’area geopolitica che riguarda Russia e Ucraina. Anche prima dello scoppio della guerra, infatti, i rubinetti del gas erano stati chiusi a singhiozzo dalla Russia. Proprio per fare pressione sull’Europa e probabilmente in vista di un conflitto già programmato da tempo. L’opposizione al gasdotto Nord Stream 2 (l’UE lo ha bloccato) ha prodotto come risposta la limitazione di un altro gasdotto, Yamal, che ha il compito di convogliare il metano all’Europa passando per Germania e Polonia.
La questione geopolitica e contemporaneamente l’aumento di bisogni energetici connessi alla ripresa economica post-pandemica ha prodotto l’impennata nelle bollette. Soltanto nel 2021, le famiglie italiane hanno visto aumentare i costi del 32% (su base annua), il 33% per l’energia elettrica e il 31% per il gas. nel primo trimestre del 2022 le bollette della luce cresceranno del 55% e quelle del gas del 41,8%.
Guerra Russia-Ucraina: quali scenari per il gas? il nodo ‘bollette’
Gli scenari possibili sulle impennate dei costi di gas e petrolio sono connessi alla guerra Russia-Ucraina e alla sua durata.
L’orizzonte per un ritorno a una sorta di normalità sono di lungo periodo: l’idea è che prima del 2024 non si vedranno miglioramenti di sorta. Le soluzioni ipotizzate per l’Italia riguardano il raddoppio della produzione interna (6 miliardi di mc), un maggiore ricorso al Gnl e un aumento di esportazioni dalle altre fonti di approvvigionamento (Algeria, Libia e Azerbaigian).
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