“Forse è sgarbato sostenere che l’evasione fiscale affonda le sue radici nella carenza, profondamente italiana, di senso civico, ma è la verità. Una caratteristica propria degli italiani, riflesso di una storica arretratezza che misura la distanza del nostro Bel Paese dalle altre nazioni più civilizzate“, afferma Andrea Leccese in Le basi morali dell’evasione fiscale.
Proprio l’evasione fiscale, purtroppo, continua ad essere una delle peggiori piaghe delle nostra società. Tanti i contribuenti che non pagano appositamente alcune tasse, finendo così per pesare sulle tasche della collettività.
A prescindere dal motivo per cui non venga effettuato il pagamento, è bene prestare attenzione alle relative conseguenze. Il tutto onde evitare di incorrere in spiacevoli sorprese, quali ad esempio pesanti sanzioni. Se tutto questo non bastasse vi sono alcuni casi in cui bisogna effettuare ugualmente il pagamento, anche se il debito all’apparenza è prescritto. Ecco di quali si tratta.
Cartelle esattoriali: le tempistiche della prescrizione
Tutti coloro che ricevono una cartella esattoriale dovrebbero per prima cosa verificare la data a cui si riferisce il debito in questione. Può capitare, infatti, che riguardino debiti già caduti in prescrizione e che pertanto non devono essere piu pagati. Entrando nei dettagli si ricorda che i tributi verso lo Stato si prescrivono dopo dieci anni.
Tra questi si annoverano l’Iva, l’Ires, l’Irap, l’imposta di bollo, il canone Rai e così via. I tributi verso enti locali, quali Regioni, Province e Comuni, invece, si prescrivono dopo cinque anni. Stessa tempistica anche per i contributi previdenziali verso l’Inps e quelli assistenziali verso l’Inail. Caso a parte è la prescrizione del bollo auto, che avviene dopo tre anni.
Bollo auto arretrato, quando va pagato anche se prescritto in apparenza
Decorsi i termini poc’anzi citati, quindi, i contribuenti interessati non devono provvedere al pagamento della cartella esattoriale.
Questo avviene nel caso in cui, nel lasso di tempo da prendere in considerazione, sia intervenuto uno degli atti interruttivi della prescrizione. Rientrano in tale categoria: richiesta di pagamento da parte del creditore; avvio del procedimento di riscossione esattoriale da parte del creditore e ammissione del debito fatta dal contribuente.
Entrando nei dettagli, tra gli atti che interrompono la prescrizione si annoverano le cartelle esattoriali; intimazione di pagamento; preavviso di ipoteca o preavviso di fermo auto. La prescrizione si interrompe anche nel caso in cui il debitore chieda di dilazionare il pagamento del debito. In quest’ultimo caso il termine è sospeso fino a quando il soggetto interessato rispetta il piano di dilazione.
Nel momento in cui non dovesse pagare, ecco che la rateazione decade e si ricomincia a calcolare la prescrizione. Quando una persona riceve uno degli atti interruttivi della prescrizione, infatti, il termine di prescrizione si inperrompe per poi essere calcolato da capo a partire dal giorno successivo. Occhio quindi ad eventuali atti interruttivi, perché in questo caso la prescrizione decade e bisogna pagare.