L’Ufficio per il Debito della Svezia ha annunciato giovedì scorso che emetterà entro la prima metà di giugno un bond a 50 anni. La notizia è arrivata a sorpresa, dato che lo stato scandinavo sta contestualmente tagliando le emissioni sovrane. Nel 2020, Stoccolma ha registrato un indebitamento netto di 221 miliardi di corone (20,65 miliardi di euro al cambio attuale). Per quest’anno, il governo si aspetta un bilancio centrale quasi in pareggio (-4 miliardi). E per l’anno prossimo stima un avanzo di 65 miliardi, oltre il doppio dei +30 miliardi precedentemente stimati.
L’emissione del bond a 50 anni sarà di 10 miliardi di corone, qualcosa come 935 milioni di euro. L’operazione servirà ad allungare la curva delle scadenze. Pensate che allo stato attuale, la più lunga cade nel novembre 2045. In altre parole, non è ad oggi possibile investire sul debito sovrano svedese sopra i 24 anni e mezzo. Un limite per gli investitori istituzionali, che certamente avrebbero tutto l’interesse a puntare parte dei propri capitali sul tratto ultra-lungo di Stoccolma.
La Svezia fa parte del ristretto club mondiale della tripla A. In pratica, il suo debito pubblico è considerato massimamente affidabile, così come quello della Germania. Ma gli svedesi hanno conti pubblici ancora più ordinati di quelli tedeschi. Il rapporto debito/PIL quest’anno è stimato in calo al 39% per scendere al 36% nel 2022. In buona sostanza, le finanze statali svedesi risultano quattro volte meno indebitate di quelle italiane.
L’economia svedese è già in pieno recupero. Qui, il PIL era diminuito solo del 2,8% nel 2020 e già quest’anno dovrebbe crescere del 3,5%. A fine giugno, si stima che le perdite causate dal Covid saranno state cancellate, con un anno di anticipo rispetto alla media attesa per l’Eurozona. Pertanto, il bond a 50 anni debutterà in un clima abbastanza positivo, sebbene proprio per questo la politica monetaria della Riksbank potrebbe evolversi in direzione più restrittiva prima che nel resto d’Europa.
Il bond a 50 anni della Svezia presenterà certamente un rischio di cambio, essendo denominato in corone. Quest’anno, il cross è piuttosto stabile, ma da inizio aprile si registra una tendenza al rafforzamento della corona contro l’euro. Il maggiore appetito per il rischio sta colpendo anche le obbligazioni svedesi, tant’è che la scadenza 2039 perde il 10,7% quest’anno, salendo a un rendimento lordo dell’1,06%. Per il resto, il rischio di credito è sostanzialmente nullo. E dovete tenere conto che la Scandinavia sia considerata un porto sicuro in cui ripararsi durante le fasi di tensioni sui mercati, come quelle che verosimilmente si avranno nell’Eurozona con la normalizzazione monetaria post-Covid. Infine, da non sottovalutare le problematiche relative alla scarsa liquidità degli scambi sul mercato secondario, dato il basso importo dell’emissione.