Nel decennio passato, quando i tassi di interesse erano a zero o persino negativi, abbiamo assistito all’emissione di bond a 100 anni da parte di alcuni governi. In Europa, l’esempio più diffuso riguarda l’Austria con due scadenze rispettivamente nel settembre 2117 e nel giugno 2030. Pensate che la seconda debuttò sul mercato con un rendimento inferiore all’1%. Altri tempi, visto che oggi viaggia in area 43 centesimi, cioè a sconto del 57% sul valore nominale. Resta il fatto che offra appena il 2,30%, pur molto di più rispetto ai minimi di tre anni fa.
Emissione Coca Cola del 1993
Ma i bond a 100 anni non sono una prerogativa degli stati. Negli anni Novanta, vi furono numerose emissioni su questa scadenza tra le grandi multinazionali. Nell’estate del 1993 fu Coca Cola ad avere seguito l’esempio di Walt Disney, raccogliendo sui mercati 150 milioni di dollari da rimborsare nel lontano 29 luglio del 2093 (ISIN: US191216AF75). La cedola offerta fu del 7,375%. A differenza dell’altra obbligazione secolare della casa di produzione cinematografica, non si trattò di un “callable”.
Questa settimana, il bond a 100 anni di Coca Cola si aggira intorno a una quotazione di quasi 139. Dai minimi recenti toccati nel mese di ottobre, guadagna quasi il 15%. E se aggiungiamo il rateo attivo della cedola nel frattempo maturata, il guadagno per l’obbligazionista supera il 16% in dollari. In euro, a causa del deprezzamento del dollaro contro la moneta unica del 2,75% in questi ultimi tre mesi, il rendimento effettivo scenderebbe al 13,50%. In ogni caso, risulterebbe elevato.
Cedola effettiva e rendimento alla scadenza
Quanto alla cedola effettiva lorda, cioè rapportata alla quotazione, adesso viaggia in area 5,30%. Significa che, comprando oggi questo bond a 100 anni, otterrai un flusso di reddito fino alla scadenza pari al 5,30% del capitale effettivamente investito. Tuttavia, la società ti rimborserà il capitale a 100 tra poco meno di 70 anni, cioè al 28% in meno dell’esborso attuale.
Perché acquistare un bond a 100 anni, quando l’investitore sa non potrà riscuoterlo in prima persona? Le ragioni possono essere diverse. Ci potrebbe essere la volontà di lasciare in eredità un asset fruttifero. Si può anche solo scommettere sul suo andamento per disinvestire ben prima della scadenza, magari speculando sul rialzo dei prezzi in una fase di attesa per il taglio dei tassi di interesse come quella attuale. I rischi, tuttavia, non mancano. I bond ultra-lunghi risultano molto sensibili alle variazioni dei rendimenti sottostanti. Imprevisti come l’inflazione nel 2022 possono far perdere velocemente valore al capitale. I titoli austriaci hanno perso i due terzi dai massimi di fine 2020.
Quali rischi per bond a 100 anni
Ma anche il rischio di credito diventa imponderabile, perlomeno per un investitore cassettista. Una multinazionale come Coca Cola oggi appare infallibile, ma chi può sapere come andrà il suo business tra mezzo secolo o cento anni? Nello specifico, bisognerebbe fare attenzione anche al tasso di cambio. Il dollaro rimane unica valuta di riserva mondiale, forte e stabile. E tra alcuni decenni? Superate tali obiezioni, i rating del bond a 100 anni di Coca Cola sono medio-alti: A+ per S&P, A per Fitch e A1 per Moody’s.
Il colosso del beverage ha chiuso i dodici mesi al 30 settembre scorso con un utile netto di 10,77 miliardi e un indebitamento finanziario netto di 34,17 miliardi. Nell’intero 2022 aveva fatturato 43 miliardi. Numeri solidi che giustificano i giudizi lusinghieri delle agenzie di valutazione. Il taglio dei tassi negli Stati Uniti è stato pressappoco scontato. Solo un allentamento monetario maggiore delle attese riuscirebbe a rinvigorire i prezzi nei prossimi mesi.