L’attacco sanguinario di Hamas contro lo stato di Israele nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana segna senz’altro uno spartiacque nella storia del Medio Oriente. Mai la sicurezza dello stato ebraico era stata così pesantemente minacciata e le conseguenze rischiano di essere esplosive per l’intero pianeta. Si attende con ansia all’intervento militare che il governo di unità nazionale di Benjamin Netanyahu sta organizzando nella Striscia di Gaza. A seguito di questo evento senza precedenti, il bond a 100 anni di Israele ha accusato un colpo durissimo sul mercato obbligazionario.
Nel 2020, agli inizi della pandemia, Israele emise la sua prima obbligazione centenaria con scadenza 3 aprile 2020 e cedola 4,50% (ISIN: US46513JB593). L’offerta avvenne in dollari USA, al fine di reperire capitali sui mercati internazionali. I proventi servirono a finanziare la lotta alla pandemia, nella quale il paese di distinse con grande successo, specie durante la fase vaccinale.
Rendimento bond 100 anni su, prezzo giù
Il bond a 100 anni di Israele apparve generoso in termini di rendimento per le condizioni di mercato di allora. Pensate che qualche mese dopo l’Austria emise anch’essa il suo secondo bond secolare, ma offrendo un tasso di interesse di appena lo 0,85%. Sta di fatto che con il recente boom dei rendimenti, le cedole di entrambi sono parse a dir poco insoddisfacenti. Ed è così che il bond austriaco è precipitato a 35 centesimi, mentre il bond israeliano ha retto meglio, partendo da condizioni ben diverse.
Venerdì scorso, prima dell’attacco di Hamas, il bond a 100 anni di Israele valeva 69,41 centesimi alla Borsa di Francoforte. Lunedì scorso, crollava a 64,17 centesimi. In termini percentuali, un tonfo dell’8,2%. Tuttavia, oggi già risaliva in area 67,30 centesimi. Le perdite non sono state del tutto cancellate, ma il grosso può considerarsi recuperato.
Bond Israele giù per rischi fiscali
C’è stata irrazionalità nel sell-off? Non proprio.
Al di là di tutto, il bond a 100 anni di Israele offre un rendimento in area 6,80% all’anno. Pur comportando un rischio di cambio per noi investitori dell’Eurozona, gli spread sui T-bond sembrano tali da garantire una certa remuneratività in ogni caso. Ovviamente, il vero problema è legato al fattore prezzo, esposto alla lunga durata del titolo e a fattori geopolitici che pesano sempre in maniera incisiva in questa area del pianeta. Molto ridotto, invece, il rischio di credito.